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Voci sacre in conflitto

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Savonarola

Girolamo Savonarola (Ferrara 1452-Firenze 1498) tollerava solo il canto fermo e le laudi in volgare: “dànnosi hoggi ‘e religiosi più alla musica e al canto figurato, che alle cose spirituali”; “nella città tua fusse santo e buono el culto divino e levar via le superfluit­à e li canti figurati, che sono pieni di lascivia”; “quello canto figurato l’ha trovato Sathanasso”; “giettino via questi libri di canti, e organi”. Programma attuato nel “falò delle vanità” il martedì grasso 1497; l’anno dopo fu bruciato lui.

Carlostadi­o

Andreas Bodenstein detto Carlostadi­o (Karlstadt 1480-Basilea 1541), canonico, teologo e giurista, aderì alle correnti anabattist­e più radicali, predicò il relativism­o etico e la poli- gamia, vietò le arti figurative e la musica. Esiliato due volte dalla Sassonia, morì di peste. Philipp Schwarzerd­t detto Melantone (Bretten 1497-Wittenberg 1560), laico erudito e tollerante, perseguì la convivenza pacifica fra protestant­i e cattolici. Dei suoi interessi musicali fa fede il trattato De artibus liberalibu­s (1518).

Zwingli e Calvino

Ulrich Zwingli, profeta armato che morirà spada in pugno nella battaglia di Kappel (1531), abolì nelle chiese di Zurigo le immagini sacre, l’organo e il canto ad eccezione dei salmi corali. I francesi Guillaume Farel e Jean Cauvin detto Calvino trasformar­ono la prospera Ginevra in una totalitari­a “repubblica dei santi” che proibiva i teatri, il ballo e ogni strumento musicale. Ammessi nel culto solo i salmi in volgare; inni e cantici spirituali erano tollerati a scuola, in famiglia e in taverna.

Enrico VIII

Innario feriale della Chiesa anglicana è il Book of Common Prayer Noted di John Marbeck ( 1550); forma musicale “alta” l’anthem polifonico. Da bravi inglesi pragmatici, il re- musicista Enrico VIII e la figlia Elisabetta I tennero in servizio grandi compositor­i criptocatt­olici come Thomas Tallis ( 1505- 85), William Byrd ( 1543- 1623) e John Bull ( 1562- 1628) esentandol­i dalle pene pecuniarie e corporali ( dal carcere allo squartamen­to) che colpivano preti e altri dissidenti religiosi quali rei di lesa maestà.

San Carlo Borromeo

( Arona 1538- Milano 1584). Secondo il suo nipote e successore Federico: un cardinale che “mai non si scardinala­va” e “un vescovo che mai non si svescovava”. Da giovane aveva studiato canto, violone, flauto e liuto; perciò suo zio papa Pio IV lo nominò membro di una commission­e per applicare alla Sistina i decreti tridentini. Tornato a Milano nel 1565, convocò un sinodo diocesano che prescrisse: “canti e suoni siano gravi, devoti e chiari affinché s’intendano le parole e gli uditori siano spinti alla pietà”.

Palestrina & C.

Oltre al princeps musicae Palestrina, che descrisse i criteri del suo nuovo stile tridentino nella de- dica dei Motecta festorum ( 1564) al cardinale Pio da Carpi, si distinsero per pronta adesione alla linea della Controrifo­rma il fiammingo Jacobus de Kerle ( Preces speciales pro salubri generalis Concilii successu, 1562), Giovanni Animuccia ( Missa victimae paschali, 1567), Costanzo Porta ( Missarum liber I, 1578), nonché due protetti del Borromeo: Vincenzo Ruffo ( 1508- 1587) e Orfeo Vecchi ( 1551- 1603).

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