BRUCKNER
SINFONIA N. 2 IN DO MINORE Yannick Nézet-Séguin DIRETTORE Métropolitan ORCHESTRA CD Atma ACD 22708 17,90 PREZZO
Accade sovente di incontrare, se non dal vivo almeno nell’attuale discografia, il nome di Yannick Nézet-Séguin, segno che il giovanotto sta ancorandosi a sicuri porti fermi o, più cinicamente, che gode di sufficienti patronati artistici. Quale che sia l’opzione giusta, è solo dalle sue prove che è dato però valutare i fatti; e i fatti, per quel che mi riguarda, dicono che qualche bella virtù costui è in grado di metter in campo perfino a prescindere dal curriculum, che comunque aiuta a farsi un’idea toccando già, fra la direzione della Philadelphia e il futuro incarico al Met, approdi di levatura indubbia. Il disco qui in esame contiene interessanti indizi di personalità, e intanto la presenza di una compagine, la canadese Orchestre Métropolitain, di non più che una sessantina di elementi, con la quale Nézet-Séguin si concede il lusso di eseguire niente di meno che una sinfonia di Bruckner ovvero di colui che dette origine in forma stabile alla proliferazione degli organici strumentali del romanticismo. Di più, il nostro direttore si cimenta in uno dei test sinfonici meno appariscenti dell’Austriaco, la Seconda in do minore (che fu giudicata ai suoi tempi “ineseguibile” dai Wiener) e che crebbe, è proprio il caso di dirlo, in diverse stratificazioni successive recandosi addosso uno dei tratti d’identità più marcati della musica bruckneriana ossia il faticato lavorio di modifiche sul materiale d’origine. E che quel lavorio fosse il segno di insicurezze non sono solo io ad affermarlo. Oggi conosciamo questa Seconda soprattutto nella versione mista, 187277, approntata da Robert Haas nel 1938 e qui scelta; e possiamo ammettere che per la prima volta l’opera suona fedele alle proprie stimmate anche in una esecuzione per “piccola” orchestra e non nelle abituali affidate alle robuste falangi che si sanno. Merito, ancor prima che della scelta direttoriale, della sostanza musicale: non a quante altre sinfonie di Bruckner essa possa dirsi inferiore ove si escludano le ultime tre del catalogo. La non trascurabile sua novità è peraltro nel carattere intimistico della intelaiatura musicale; tal che, a fronte di due movimenti estremi, primo e quarto, che fanno uso (potrei dire abuso) del consueto procedimento a terrazze e di una quasi intollerabile larghezza delle pause all’interno dei tempi, v’hanno dimora due tempi centrali, un Adagio immerso in insolita, sospirosa leggerezza e uno Scherzo davvero splendidi. Nézet-Séguin spinge a fascinose interiezioni tematiche un complesso che mostra punte di eccellenza specie nel settore dei legni traducendo in apprezzabile compattezza le non rare espansioni liriche della sinfonia.