CD Decca 481 4537 PREZZO 18,60
Il secondo cd dedicato da Cabassi all’integrale delle 32 Sonate di Beethoven giunge a un punto cruciale, quello del cosiddetto secondo periodo, che contempla opere di individualità estrema. Cabassi non parte certo da posizioni che debbano giustificare letture “nuove” a tutti i costi e opta, forse con saggezza, per una interpretazione che riassuma anche lo stato dell’arte odierno, che contempla il passato con il dovuto rispetto e allo stesso tempo tende a prosciugarlo da eccessive personalizzazioni. L’esattezza della lettura di Cabassi è impressionante, e qui facilmente si coglie anche un ben preciso messaggio didattico, essendo il pianista un docente di primo rango dalla cui scuola sono usciti e continuano ad uscire strumentisti che si piazzano ai primi posti nei concorsi internazionali o che si distinguono per curiosità e intelligenza nella proposta di repertori desueti. La sintesi può apparire a un primo ascolto fin troppo prudente, e in questo dobbiamo dire che il Cabassi concertista si permette di scoccare altre frecce che rendono più viva ed emozionante la sua proposta. Ma si comprende anche come l’incisione di un documento così impegnativo debba sottostare a certe regole che ne assicurino la validità e la sostenibilità anche negli anni a venire. Si ha in altre parole l’impressione che il fuoco di emozioni che anima soprattutto la Waldstein e l’Appassionata sia tenuto a freno quasi nel timore che un maggiore coinvolgimento vada a detrimento della correttezza richiesta dalla pubblicazione di una integrale beethoveniana. Cabassi non ha la necessità di nascondere le potenzialità né della sua tecnica a prova di bomba, né della sua vis drammatica: un bilanciamento tra i vari aspetti dell’interpretazione, con una maggiore spinta verso le direzioni appena citate non potrebbe che rendere ancora più appetibili i contenuti dei prossimi dischi. Comprendo possa trattarsi anche di scelte personali, ma a mio parere è sempre preferibile sottolineare i caratteri innovativi di una composizione piuttosto che retrodatarla o insistere su criteri che inchiodino la stessa forzatamente ai tempi in cui viene concepita. Beethoven guardava quasi sempre avanti, e sia nell’Andante favori che nella Sonata op. 54 si possono cogliere gli stessi elementi rivoluzionari che sono evidentemente presenti nei piatti forti di questa incisione. Anche questi ultimi verrebbero, da Cabassi, convogliati in pubblico con maggiore evidenza, come in parte ho potuto ascoltare nel corso dei suoi ultimi recital.