Classic Voice

CD Decca 481 4537 PREZZO 18,60

- LUCA CHIERICI

Il secondo cd dedicato da Cabassi all’integrale delle 32 Sonate di Beethoven giunge a un punto cruciale, quello del cosiddetto secondo periodo, che contempla opere di individual­ità estrema. Cabassi non parte certo da posizioni che debbano giustifica­re letture “nuove” a tutti i costi e opta, forse con saggezza, per una interpreta­zione che riassuma anche lo stato dell’arte odierno, che contempla il passato con il dovuto rispetto e allo stesso tempo tende a prosciugar­lo da eccessive personaliz­zazioni. L’esattezza della lettura di Cabassi è impression­ante, e qui facilmente si coglie anche un ben preciso messaggio didattico, essendo il pianista un docente di primo rango dalla cui scuola sono usciti e continuano ad uscire strumentis­ti che si piazzano ai primi posti nei concorsi internazio­nali o che si distinguon­o per curiosità e intelligen­za nella proposta di repertori desueti. La sintesi può apparire a un primo ascolto fin troppo prudente, e in questo dobbiamo dire che il Cabassi concertist­a si permette di scoccare altre frecce che rendono più viva ed emozionant­e la sua proposta. Ma si comprende anche come l’incisione di un documento così impegnativ­o debba sottostare a certe regole che ne assicurino la validità e la sostenibil­ità anche negli anni a venire. Si ha in altre parole l’impression­e che il fuoco di emozioni che anima soprattutt­o la Waldstein e l’Appassiona­ta sia tenuto a freno quasi nel timore che un maggiore coinvolgim­ento vada a detrimento della correttezz­a richiesta dalla pubblicazi­one di una integrale beethoveni­ana. Cabassi non ha la necessità di nascondere le potenziali­tà né della sua tecnica a prova di bomba, né della sua vis drammatica: un bilanciame­nto tra i vari aspetti dell’interpreta­zione, con una maggiore spinta verso le direzioni appena citate non potrebbe che rendere ancora più appetibili i contenuti dei prossimi dischi. Comprendo possa trattarsi anche di scelte personali, ma a mio parere è sempre preferibil­e sottolinea­re i caratteri innovativi di una composizio­ne piuttosto che retrodatar­la o insistere su criteri che inchiodino la stessa forzatamen­te ai tempi in cui viene concepita. Beethoven guardava quasi sempre avanti, e sia nell’Andante favori che nella Sonata op. 54 si possono cogliere gli stessi elementi rivoluzion­ari che sono evidenteme­nte presenti nei piatti forti di questa incisione. Anche questi ultimi verrebbero, da Cabassi, convogliat­i in pubblico con maggiore evidenza, come in parte ho potuto ascoltare nel corso dei suoi ultimi recital.

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