BOCCADORO CADILLAC MOON
Ci guida lo stesso Boccadoro attraverso lo svolgimento di questo disco che copre poco più d’una quindicina d’anni, dal 1998 al 2015, spiegando con disinvolta chiarezza i mutamenti di percorso stilistico che sono intervenuti in questo non breve lasso di tempo, partendo da una musica che occhieggiava dichiaratamente alle movenze minimaliste , andate poi via via dissolvendosi entro un crogiolo più tormentato. Un travaglio che non muta più di tanto il modo di vivere il processo compositivo da parte di una personalità come quella di Boccadoro, comunicatore nato, aperto alle mille sollecitazioni, purché sempre di “musica” si tratti, nel modo di concepirla, di ascoltarla, di consumarla, quale che sia la matrice, “colta”, etnica, pop, jazzistica e quant’altro; segnali di un pragmatismo che spicca con evidenza all’ascolto di questo disco, dedicato essenzialmente a opere concertanti: Concerto per flauto, Concerto per clarinetto, Concerto per violino ( Cadillac Moon) , Gli occhi di Greta Garbo per violoncello e pianoforte, intercalati dalla poetica Moriana, una delle città invisibili di Calvino. Ciò che avvince, appunto, è la “fisicità” che muove la mano di Boccadoro (non a caso in qualche occasione ha dichiarato la propria predilezione per Stravinskij) nel modo stesso con cui gestisce il virtuosismo, non come esibito compiacimento bensì come energia inventiva che conferisce un particolare attivismo all’idea concertante, centrale nelle opere proposte in questo disco, contrassegno reso ben riconoscibile grazie all’abilità di solisti come Paola Fre (flauto), Aya Shimura (violoncello), Fabrizio Meloni (clarinetto), Andrea Rebaudengo (pianoforte), Piercarlo Sacco (violino) partecipi entusiasti sotto la stimolante bacchetta di Boccadoro alla guida dell’Orchestra dei Pomeriggi Musicali.