MASSENET
WERTHER
INTERPRETI J.D. Flórez, I. Leonard, R. Iniesta, J.F. Lapointe, L. Gallo
DIRETTORE Michele Mariotti
REGIA Rosetta Cucchi
TEATRO Comunale
Da quanto tempo non si sentiva una star concedere il bis della romanza più famosa in un’opera? Alla seconda recita del Werther di Bologna, il pubblico ha applaudito per minuti e minuti, battuto i piedi, gridato “bravo” e “bis”, e alla fine Juan Diego Flórez, maestro di belcanto rossiniano debuttante in questo ruolo, ha concesso la replica di “Pourquoi me réveiller”. È stato il momento trionfale dell’esecuzione, in cui anche la raffinata scrittura di Massenet - dopo i primi due atti, tendenzialmente un po’ leggeri, inclini a un certo descrittivismo salottiero - tocca il vertice della tensione patetica, che si prolunga nel dolente, breve quadro conclusivo, abilmente giocato (come la morte di Manon) sul materiale tematico del resto dell’opera. La direzione di Michele Mariotti ha colto e valorizzato questo divenire musicale e drammatico negli atti conclusivi, senza eccedere nei primi due, tenuti in un registro scorrevole e un po’ chiaro, e ottenuto poi dall’orchestra del Comunale risposte emozionanti e incisive, ad esempio, nel tragico preludio al IV atto. E trovando una perfetta intesa con un Diego Flórez in stato di grazia, che ha tratteggiato un Werther spogliato di un certo tono aristocratico ( ti- pico di Kraus) e gli ha conferito un’umanità più morbida, ne ha fatto un ritratto più giovanile e dolente, grazie a un timbro affascinante, una fantastica varietà di accenti - dai primi toni semplici, imbarazzati nell’ingresso della casa del Bailli all’estenuato ” lamento” prima della morte -, una sottolineatura impeccabile di ogni vocabolo poetico, un’intonazione perfetta. Un’autentica sorpresa è stata Isabel Leonard come Charlotte: autentico falcon di assoluta omogeneità e morbidezza di registro, personaggio commovente e molto nobile, di bellissima figura, in intesa perfetta con Flórez. Il tono discreto e molto umano dei protagonisti, il livello di qualità del resto del cast - soprattutto l’incantevole Ruth Iniesta come Sophie, Jean François Lapointe ( Albert), Lucio Gallo ( Le Bailli) - hanno trovato corrispondenza nello spettacolo di Rosetta Cucchi, scorrevole e quasi quotidiano, in una villa e una chiesa ambientate negli anni Cinquanta, geometrizzanti, e intrecciate di proiezioni, disegnate da Tiziano Santi, anche se certe allusioni simboliche ( il ritratto della madre di Charlotte caduto sulla biblioteca, il grande tronco crollato davanti a Werther morente, il bambino che giuoca qua e là, la finale proiezione di una coppia di sposi - il sogno di Werther e Charlotte ?) non sempre sono apparse convincenti. Ma talmente straordinaria è stata la prestazione del cast vocale, che la risposta del pubblico è stata a dir poco trionfale.