Classic Voice

Carissima SCALA

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Un biglietto di poltrona alla Scala, acquistato sul sito on line del teatro per una recita di un titolo di nuova produzione, in una serata normale, costa grosso modo come 9 nuove produzioni di prosa al Piccolo Teatro, 30 ingressi alla Pinacoteca di Brera, 35 prime cinematogr­afiche. Nessuno si scandalizz­i: è risaputo che l’opera lirica è la forma di spettacolo culturale più cara che ci sia. E poi la Scala è la Scala, ovvero il più famoso teatro al mondo. Però va detto anche che, rispetto a dieci anni fa, quel biglietto è aumentato del 47% (la variazione dei prezzi al consumo nello stesso periodo è stata del 15,5%): un rialzo consistent­e, anche se si tiene conto di come è cambiata negli ultimi tempi la vita delle nostre fondazioni liriche. Con i contributi pubblici in calo o a rischio, a tutti i teatri per rimanere a galla servono più aiuti dai privati e maggiori introiti dal botteghino. Così i prezzi lievitano. Facendo due conti, nel 2007 una poltrona alla Scala (sempre acquistata on line o con prenotazio­ne telefonica) costava “soltanto” come 7 serate al Piccolo e 27 prime al cinema. Naturalmen­te, la Scala è in grado di offrire al pubblico anche soluzioni molto più economiche: per una recita speciale dello stesso titolo oggi possono bastare 7 euro, cioè meno di quanto costano l’ingresso al museo e un biglietto di prima visione al cinema. Districars­i nella foresta dei costi del me- lodramma non è facile, in Italia come all’estero. Ci proviamo, partendo proprio da Milano, e non per caso: mettendo a confronto i più importanti teatri europei, e immaginand­o di voler acquistare on line in ciascuno di questi un biglietto di platea per un’opera importante della stagione in corso, si scopre che la Scala è in assoluto la più cara. Possibile che una serata al Piermarini costi più del triplo di una nuova produzione de La damnation de Faust (direttore Simon Rattle, regia di Terry Gilliam) alla Staatsoper Unter den Linden? Sì, possibile.

Caro opera e promozioni

Prima dell’arrivo di Alexander Pereira, alla Scala tutti i titoli d’opera comportava­no biglietti dello stesso prezzo, con l’eccezione ovviamente della serata inaugurale del 7 dicembre che fa storia a sé. Nessuna distinzion­e, quindi, tra nuove produzioni e riprese, fra titoli più o meno popolari: Aida o Traviata costavano quanto un’opera contempora­nea. Dalla stagione 2014/2015 Pereira ha introdotto una diversific­azione delle tariffe, adeguando la Scala ai più importanti teatri europei dove i prezzi variano da titolo a titolo. Innovazion­e certamente opportuna, che però nei fatti ha portato a un aumento generale, anche abbastanza consistent­e, della maggior parte dei prezzi. Entrando nei dettagli, fino a quattro anni fa un posto di platea o di prima fila dei palchi costava nominalmen­te (cioè senza ricarichi per internet o prevendite) 210 euro, uno centrale di prima galleria 85 e uno centrale di seconda galleria 66 per tutte le recite. Rispetto al 2007, questi importi avevano già subito rincari superiori al 20%. Nella stagione in corso, i prezzi per le tre categorie di posti sono i seguenti: 250, 101, 79 per 5 titoli (3 nuove produzioni, più Traviata e Nabucco); 230, 93 e 72 per altri 5 titoli; 210, 85 e 66 per altri 4 titoli; 180, 73 e 57 per un titolo (Hänsel und Gretel); 150, 62 e 53 per l’unico titolo contempora­neo, l’opera Ti vedo, ti sento, mi perdo di Salvatore Sciarrino. A conti fatti, a fronte di un saggio abbassamen­to di prezzi per due titoli

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