MAGGIO E SALISBURGO
Dal 26 aprile al 6 maggio Gianluca Capuano è sul podio del Maggio musicale fiorentino con la terza opera seria di Mozart,
Idomeneo,
che il regista Michieletto ambienta fra detriti, relitti e naufraghi simili a odierni profughi. Nel ruolo del titolo Michael Schade. Due le opere che Capuano porta con Les Musiciens du Prince al Festival di Salisburgo di Pentecoste: il 2 giugno
Ariodante di Handel (replicata al Salisburgo estivo) vede Cecilia Bartoli nel ruolo del titolo; il 4 giugno La donna del lago
di Rossini (poi anche in cd). Nel cast con la Bartoli che impersona Elena, Edgardo Rocha, Vivica Genaux, Norman Reinhardt e Nathan Berg. A Firenze, anzi a Pistoia, non eseguirò una mia versione, perché siamo legati al fatto che uno spettacolo esiste già. Seguiremo quindi il testo usato da Jacobs nella produzione di Vienna. In sostanza, sarà tagliato qualche recitativo e qualche balletto, ma riaprirò un taglio del coro. ‘Fuor dal mar’ sarà eseguito nella versione senza colorature”.
Da buon barocchista, lei ha anche il “suo” gruppo…
“Si chiama ‘Il canto di Orfeo’, lavoriamo insieme da dieci anni soprattutto sul Seicento italiano ma anche sul classicismo, sul contemporaneo e sull’elettronica. Insomma, siamo molto versatili. L’ultima produzione dove abbiamo lavorato è stata un’Incoronazione a Nantes con la regia di Leiser e Courier”.
… e il suo festival.
“Un piccolissimo festival in Val d’Orcia, in Toscana, ‘Musica negli Horti’. Quest’anno si svolgerà dal 22 al 25 luglio con un programma molto eclettico dove c’è di tutto, non solo musica antica. È nato un po’ per caso, e anche grazie ai rapporti maturati quando sono stato direttore artistico di Milano Classica”.
Completiamo il ritratto. Lei ha scritto anche un libro.
“Titolo: I segni della voce infinita. Uscì nell’ormai remoto 2003. I temi erano l’inizio della notazione musicale e il rapporto fra visione e udito nella tradizione occidentale. Mi sono laureato in Filosofia teoretica a Milano e per lungo tempo sono stato incerto se dedicarmi alla filosofia o alla musica. Poi la musica ha prevalso, però continua la passione per la ricerca, che adesso applico alla musicologia. Far musica non significa smettere di pensare, anzi”.