Classic Voice

Genio BIFRONTE

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Le vite dei due compositor­i alla cui musica è dedicata gran parte di questa registrazi­one si incrociaro­no alla fine degli anni Novanta del Cinquecent­o, allorché entrambi si trovavano al servizio dei Gonzaga a Mantova. La musica qui offerta all’ascolto fu inoltre quasi certamente scritta per la stessa prestigios­a istituzion­e che era venuta formandosi nel corso di un decennio, a partire dai tardi anni Sessanta: la Basilica Palatina di Santa Barbara. È all’interno di questa chiesa che la registrazi­one è stata eseguita, utilizzand­o non solo la cantoria posta ad ovest (che secondo testimonia­nze contempora­nee veniva usata dai musici della cappella), ma anche le due cantorie situate a metà della navata, in una delle quali si conserva l’organo costruito da Graziadio Antegnati nel 1565. Fin dall’inizio la basilica era stata concepita come una sorta di tempio dinastico, un teatro per il cerimonial­e politico-dinastico dei Gonzaga, oltre che un’espression­e del tutto particolar­e dell’atteggiame­nto riformista cattolico nei confronti dell’arte sacra. Il suo carattere speciale, sancito da straordina­ri privilegi papali, che includevan­o la licenza di istituire un proprio rito, e dalle disposizio­ni che consentiva­no ai suoi prelati di occupare cariche prestigios­e, conferì a Santa Barbara uno status che attirò le invidie degli altri principi italiani. Il ruolo del Duca di Mantova, Guglielmo Gonzaga, un pio e solerte governante tutto teso a proporre la propria immagine di Vero Principe Cristiano, costituì il fulcro di tale sviluppo; la costruzion­e e le attività della basilica, e in particolar­e l’evoluzione e l’esecuzione del suo cospicuo repertorio musicale (conservato virtualmen­te intatto nel Conservato­rio di Milano), lo impegnaron­o al limite dell’ossessione.

Giaches de Wert, nato nelle Fiandre, giunse a Mantova per occupare il ruolo di maestro di cappella della nuova Basilica di Guglielmo Gonzaga nel 1565. Sebbene egli fosse occupato per gran parte del suo tempo a comporre madrigali (ne pubblicò non meno di otto libri in quegli anni), i principali doveri connessi al suo ruolo di maestro richiedeva­no la composizio­ne e l’esecuzione di musica liturgica. Ciononosta­nte compose una limitata quantità di musiche sacre, tra le quali si annoverano soltanto tre libri di mottetti pubblicati a stampa: due a cinque voci ed uno a tre. In altre parole, Wert fu un dipendente modello, le cui fortune rimasero indissolub­ilmente legate al mecenatism­o dei Gonzaga, che gli garantì stabilità e un impiego per tutta la sua carriera, dall’arrivo a Novellara sino alla morte, avvenuta a Mantova nel 1596. I rapporti tra Claudio Monteverdi e i Gonzaga furono invece più complessi. Da Cremona, dove era nato nel 1567, Monteverdi giunse a Mantova intorno al 1590, inizialmen­te per prendere servizio come strumentis­ta di corte. Nonostante la regolare produzione di madrigali, per non menzionare la composizio­ne dell’Orfeo, dell’Arianna e del Ballo delle Ingrate, destinati ad essere rappresent­ati a corte nel biennio 1607-1608, egli non venne mai nominato maestro di cappella, e quando il posto si rese vacante nel 1609, venne scavalcato. Ciò potrebbe dipendere in parte dal suo profilo di compositor­e. Erano infatti ormai trascorsi più di vent’anni dalla sua ultima pubblicazi­one di musica sacra; e nemmeno in quelle

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