Classic Voice

“LA NITIDA E PARTECIPE INTERPRETA­ZIONE COGLIE NEL MODO MIGLIORE IL GUSTO EVOCATIVO E LA RAFFINATEZ­ZA DI QUESTA MUSICA”

- PAOLO PETAZZI

Il ritrovamen­to e l’attribuzio­ne a Couperin della cantata Ariane consolée par Bacchus si devono a Christophe Rousset, che ne propone qui la prima registrazi­one assoluta e ritiene possibile identifica­rla con una cantata perduta menzionata in un catalogo d’epoca. La vicenda di Bacco che convince Arianna a consolarsi tra le sue braccia dell’abbandono di Teseo è narrata (sorprenden­temente) da una voce maschile, il bravissimo Stéphane Degout, con basso continuo e viola da gamba concertant­e in tre recitativi e tre gradevoli arie. Accanto a questa primizia sono proposti due vertici della musica da camera di Couperin, l’Apothéose de Lully (pubblicata nel 1725) e l’Apothéose de Corelli (1724). Gli strumenti con cui interpreta­rle non sono indicati: qui sono impegnati in modo persuasivo, di volta in volta, due violini, due flauti, due oboi, viola e clavicemba­lo. La nitida e partecipe interpreta­zione coglie nel modo migliore il gusto evocativo e la raffinatez­za di questa musica, che segue un programma allegorico, opportunam­ente messo in evidenza anche da una voce nella registrazi­one, un programma non privo di lieve umorismo, soprattutt­o nel caso della apoteosi di Lully (il cui trionfo è accolto da lamenti di compositor­i del suo tempo). Ma non meno seducente è, ad esempio, l’evocazione della fonte di Ippocrene cui Corelli si abbevera, cadendo prima in preda all’entusiasmo e poi al sonno.

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