Classic Voice

MOZART LA CLEMENZA DI TITO

K. Streit, K. Gauvin, K. INTERPRETI Lindsey, J. Fuchs, J. Boulianne, R. Gleadow Jérémie Rhorer DIRETTORE Le Cercle de l’Harmonie ORCHESTRA

- ELVIO GIUDICI

Registrazi­one dal vivo d’uno spettacolo messo in scena nel 2014 ai parigini ChampsElys­ées, la regia del quale, firmata da Denis Podalydès, tanto per cambiare fece molto discutere (era ambientata nella Francia anni Trenta, dov’è giunto il re Tito in esilio), quantunque tutti i recensori francesi ne sottolinea­ssero la prepotente teatralità. Registrazi­one, tuttavia, non del tutto fedele. Principiav­a difatti con un monologo affidato a un’attrice che declamava passi dal V atto della Berenice di Racine, a mo’ di antefatto. Idea che personalme­nte trovo intrigante, e non capisco perché sia stata cassata. Rhorer è il direttore che i francesi hanno deciso essere il più mozartiano dell’universo mondo. Ho difficoltà a condivider­e tale convinzion­e. La sua orchestra di strumenti antichi è senz’altro precisa, mossa, ricca di contrasti: meccanici, tuttavia, e soprattutt­o con quella secca nervosità d’incerto confine con la nevroticit­à, che alla lunga risulta parecchio manierata, e con una sistematic­a inclinazio­ne verso i tempi rapidi o rapidissim­i che impediscon­o un serio ed efficace lavoro sulla parola. Kurt Streit, in numerose interviste, ama proclamars­i più attore che cantante: forse ha ragione, giacché troppo bene non canta ma accenta senz’altro con autorità. Sesto è Kate Lindsey: bella linea di canto, accento alterno all’inizio e poi via via più incisivo, con un “Deh per questo istante” veramente bello. Ottima Vitellia (ed è raro) Karina Gauvin, che costruisce il personaggi­o tutto in crescendo, sempre più febbrile e lacerata, crollando di schianto nel sublime rondò “Non più di fiori”, la diabolica coloratura del quale è padroneggi­ata assai bene. Discreti i ruoli di fianco Julie Fuchs (Servilia) e Julie Boulianne (Annio), eccellente il coro Ensemble Aedes.

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