2017 NEW YEARS CONCERT
LEHÁR, WALDTEUFEL J. STRAUSS JR, JOSEF STRAUSS SUPPÉ, ZIEHRER NICOLAI, J. STRAUSS SR E. STRAUSS
Gustavo Dudamel DIRETTORE Wiener Philharmoniker ORCHESTRA 2 CD Sony 88985376152 19,20 PREZZO ★★★★
Al suo debutto quale direttore del Concerto viennese di Capodanno 2017 il venezuelano Gustavo Dudamel ha optato e con qualche ragione per un programma di titoli quasi completamente ignoti, se si escludono i due consueti bis finali d’etichetta. Le ragioni sono due, una maliziosa e l’altra di convenienza: l’intento di non misurarsi con la illustre falange di maestri che si sono fin qui avvicendati e il desiderio di proporre brani di non frequente circolazione per variare quell’esimio catalogo a vantaggio della curiosità. Naturalmente il nuovo, o quasi, materiale non ha dalla sua il pregio della qualità assoluta come lo potrebbe avere la scelta solita di Rose del Sud, Kaiserwaltz e via eseguendo, pure trovo che l’opzione del direttore sia sensata; sarebbe sciocco e inutile puntare sulla classicità oggi che chiunque, purché fornito di ottimi studi, può cimentarsi colla viennesità o col melodramma senza timore di parere impari, vista la acquisita globalizzazione del prodotto musicale. Però. Resta che ci si addentra in una ionosfera spesso graziosa ma talora anche sonnolenta e insomma neanche la virtù dell’inconnu può sempre supplire. I due dischi contengono l’intero del Concerto e comprovano la loro stravaganza con ben otto pezzi di novità assoluta per il Musikverein di cui almeno un paio davvero deliziosi: si pensa, per dire, all’introduttiva Nechledil Marsch dall’operetta Wiener Frauen di Franz Lehár, gioioso gioiellino di pura marca bon vivant, o al bel valzer di Johann Strauss jr.
Die Extravaganten che venne eseguito per la prima volta nel 1858 al ballo dei giuristi e dedicato agli studenti di legge dell’università di Vienna. Ma eseguiti anch’essi per la prima volta sono il famosissimo
Les Patineurs di Waldteufel e il sognante Lever de la lune corale dalle Allegre comari di Windsor di Otto Nicolai, mentre a una simpatica curiosità si lega l’altrettanto ignota Ouverture da La donna di picche di Suppé: non avendo a che spartire con l’assai più acclamata opera ciaikovskiana, trattando della storia di una cartomante, ebbe però in dono di veder nei panni della protagonista nel 1864 a Graz la cantante Amalie Materna che dodici anni più tardi avrebbe riscosso fama universale quale Brünnhilde nella “prima” del wagneriano
Ring a Bayreuth.
Era inevitabile quanto ovvio offrir un consuntivo parziale del contenuto dei due cd, visto che racchiude la sua parte di curioso. Ma rimarrà da dire della prova di Dudamel, che non è epocale ma neppure da sottovalutare. Effervescente è dir poco, e dilettevole il suo giusto. In taluni momenti, è vero, il giovane sudamericano sembra piuttosto arringare che dirigere i molto amati viennesi della Filarmonica, che rispondono comunque e sempre da par loro. E se del
Donau celeberrimo si son sentite esecuzioni più maliose se non altro se ne apprezzerà la sobrietà nell’uso del
rubato, che per un giovanotto la cui bacchetta ambisce giustamente a prodigar il suo fascino non è cosa di poco coraggio. E alcuni lampi di bel suono, come ad esempio, nell’elegante valzer dall’operetta Indigo und die 40 Räuber, vanno apprezzati senza remore. La Vienna che è massimamente cara a ognuno di noi ne esce con onore; Walter Benjamin, si sa, non apprezzò granché, comparando Vienna, Prater, Sacher e tutto il rimanente a una sentina di tutto quanto v’era di corrotto, “casa che aspetta tremante l’assassino, come una vecchia libidinosa aspetta l’amante”. Ma che vogliamo farci, a noi quella vecchia continua a piacere.