SCHUBERT
TRIO N. 2 IN MI BEMOLLE MAGGIORE D 929 TEMPO DI SONATA IN SI D 28 BEMOLLE MAGGIORE di Parma TRIO
Decca 481 5075 CD 18,60 PREZZO
★★★★
Aveva proprio ragione Schumann quando, parlando dei due ampi e complessi Trii dell’estrema maturità schubertiana, quello in si bemolle maggiore op. 99 e quello in mi bemolle maggiore op.100, ne sottolineava la complementarietà in quanto “mentre quello in mi bemolle è attivo, virile, drammatico, quello in si bemolle è passivo, femminile, lirico”: una circostanza, questa, che per certi vale anche nel caso dell’ultimo gruppo di Sonate per pianoforte, mentre un’opera che riassume in sé tutte le facce della natura schubertiana per stare tra quelle “definitive” -, sarebbe il celeberrimo Quintetto in do.
Si sta parlando in ogni caso di autentici testamenti dell’arte di Schubert che, a differenza di tante altre pagine del viennese, non subirono la sorte di rimanere sconosciute a lungo, ma anzi riscossero l’immediato interesse del “mercato” (musicisti, pubblico, editori). Il Trio in mi bemolle maggiore ad esempio fu una delle rare opere schubertiane di ampio respiro che vennero pubblicate quando l’autore era ancora vivo, seppure a costo di qualche taglio che l’editore si sentì in dovere di fare per non “spaventare” gli eventuali esecutori e che Schubert fu sostanzialmente costretto ad assecondare, preoccupandosi però, a testimonianza della considerazione in cui teneva questa sua partitura, che l’edizione rispettasse alla lettera la miriade di indicazioni dinamiche e agogiche che vi aveva apposto. Il Trio di Parma affronta questo capolavoro non solo riportandolo alla sua verità filologica (riaprendo cioè i tagli di quella prima edizione) ma anche garantendo quel rigore esecutivo che Schubert richiedeva. Di suo ci mette, da un lato l’affiatamento - il pensare insieme e nello stesso modo che viene da anni di militanza cameristica, dall’altro la predisposizione nel cercare tra le pieghe della composizione quegli accenti meno “ufficiali” che pure il Trio sa sprigionare. In altre parole, l’esecuzione del Trio di Parma non è solo “attiva, virile e drammatica” ma anche tenera, affettuosa e colloquiale laddove sia minimamente presente anche una sola traccia di quel tipo di lirismo che è proprio del discorrere schubertiano, solo apparentemente iterativo. Senso della forma, dinamiche, articolazioni, stile: i conti tornano e restituiscono davvero l’immagine di una gran cosa, assai più densa di quanto non dica la classicità della sua architettura. Completa poi il cd un’affermativa, fresca e scoppiettante esecuzione del Sonatensatz D 28, opera di uno Schubert solo 15enne che non fa in tempo a esporre un’idea tematica che già gliene sono apparse altre tre.