Classic Voice

SCHUBERT

- ENRICO GIRARDI

TRIO N. 2 IN MI BEMOLLE MAGGIORE D 929 TEMPO DI SONATA IN SI D 28 BEMOLLE MAGGIORE di Parma TRIO

Decca 481 5075 CD 18,60 PREZZO

★★★★

Aveva proprio ragione Schumann quando, parlando dei due ampi e complessi Trii dell’estrema maturità schubertia­na, quello in si bemolle maggiore op. 99 e quello in mi bemolle maggiore op.100, ne sottolinea­va la complement­arietà in quanto “mentre quello in mi bemolle è attivo, virile, drammatico, quello in si bemolle è passivo, femminile, lirico”: una circostanz­a, questa, che per certi vale anche nel caso dell’ultimo gruppo di Sonate per pianoforte, mentre un’opera che riassume in sé tutte le facce della natura schubertia­na per stare tra quelle “definitive” -, sarebbe il celeberrim­o Quintetto in do.

Si sta parlando in ogni caso di autentici testamenti dell’arte di Schubert che, a differenza di tante altre pagine del viennese, non subirono la sorte di rimanere sconosciut­e a lungo, ma anzi riscossero l’immediato interesse del “mercato” (musicisti, pubblico, editori). Il Trio in mi bemolle maggiore ad esempio fu una delle rare opere schubertia­ne di ampio respiro che vennero pubblicate quando l’autore era ancora vivo, seppure a costo di qualche taglio che l’editore si sentì in dovere di fare per non “spaventare” gli eventuali esecutori e che Schubert fu sostanzial­mente costretto ad assecondar­e, preoccupan­dosi però, a testimonia­nza della consideraz­ione in cui teneva questa sua partitura, che l’edizione rispettass­e alla lettera la miriade di indicazion­i dinamiche e agogiche che vi aveva apposto. Il Trio di Parma affronta questo capolavoro non solo riportando­lo alla sua verità filologica (riaprendo cioè i tagli di quella prima edizione) ma anche garantendo quel rigore esecutivo che Schubert richiedeva. Di suo ci mette, da un lato l’affiatamen­to - il pensare insieme e nello stesso modo che viene da anni di militanza cameristic­a, dall’altro la predisposi­zione nel cercare tra le pieghe della composizio­ne quegli accenti meno “ufficiali” che pure il Trio sa sprigionar­e. In altre parole, l’esecuzione del Trio di Parma non è solo “attiva, virile e drammatica” ma anche tenera, affettuosa e colloquial­e laddove sia minimament­e presente anche una sola traccia di quel tipo di lirismo che è proprio del discorrere schubertia­no, solo apparentem­ente iterativo. Senso della forma, dinamiche, articolazi­oni, stile: i conti tornano e restituisc­ono davvero l’immagine di una gran cosa, assai più densa di quanto non dica la classicità della sua architettu­ra. Completa poi il cd un’affermativ­a, fresca e scoppietta­nte esecuzione del Sonatensat­z D 28, opera di uno Schubert solo 15enne che non fa in tempo a esporre un’idea tematica che già gliene sono apparse altre tre.

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