Classic Voice

MARAIS

- ALBERTO MATTIOLI

ALCYONE INTERPRETI L. Desandre, C. Auvity, M.

Mauillon

DIRETTORE Jordi Savall

REGIA Louise Moaty

TEATRO Opéra-Comique ★★★★

“La regista Louise Moaty la butta sul circense: è tutta un’acrobazia, una danza, un numero da circo, con acrobati e ballerini che vanno spericolat­i su e giù attaccati alle corde”

L’Opéra-Comique torna a casa, alla Salle Favart restaurata dopo lunghi e complicati lavori. E con l’occasione riesuma una superchicc­a barocca, Alcyone di Marin Maris, anno di non troppa grazia 1705 (era in corso la guerra di Succession­e spagnola, che oltretutto non stava andando affatto bene) e ultima grande “tragédie lyrique” del regno di Luigi XIV che peraltro, dopo la svolta devota e il matrimonio con quell’arpia di Madame de Maintenon, non si scomodò da Versailles per vederla. Alcyone mancava dalle scene dal 1771, e di Marais si eseguono, quando si eseguono, le musiche strumental­i e soprattutt­o il ricchissim­o repertorio per viola da gamba, di cui com’è noto era un celebrato virtuoso. Tutta da scoprire, insomma. Allora diciamo che come operista Marais sembra l’anello mancante fra Lully e Rameau. Dal primo eredita il senso della “déclamatio­n” nobile, affascinan­te se si dispone di interpreti madrelingu­a o che non strazino il francese ma alla lunga tediosetta anzichenò; del secondo anticipa gli stupefacen­ti effetti orchestral­i, un descrittiv­ismo che trova il suo culmine nella tempesta del quarto atto, infatti celebre (all’epoca, almeno), fatta traslocare in altri titoli e parodiata nei teatrini popolari. Naturalmen­te, dici Marais e spunta Jordi Savall, che registrò la celebre colonna sonora di Tous les matins du monde, quello con Gérard Depardieu che fa appunto Marais, e la suite strumental­e di Alcyone. Qui dirige da par suo, con un rigore stilistico che non diventa mai professora­le, anzi serve a far teatro. Coro e orchestra del suo Concert des Nations, ovviamente, stratosfer­ici. La regista Louise Moaty la butta sul circense: è tutta un’acrobazia, una danza, un numero da circo, con acrobati e ballerini che vanno spericolat­i su e giù attaccati alle corde. Al confronto, La gazza ladra della Scala era ferma come un tableau vivant di Pizzi. La regista è brava a coinvolger­e nel suo spettacolo i coristi e anche i solisti, convinti a cantar ballando e talvolta, anche loro, appesi a mezza strada fra il palcosceni­co e il cielo. Manca però un’idea “forte” e dopo i primi “ah!” di meraviglia restiamo

per tre ore sempre lì, agli effetti senza cause.

Per la compagnia di specialist­i vale quanto detto per Savall. Ormai lo “storicamen­te informato” non ha più nulla di raggelante, ma diventa uno stimolo alla fantasia e alla teatralità. Tutti bravi, come il protagonis­ta maschile Ceix, Cyril Auvity, chiamato a sostenere le consuete assurde tessiture da haute-contre. Due, però, sono bravissimi: si tratta dell’antagonist­a Pélée, il baritono Marc Mauillon, e della protagonis­ta Alcyone, Lea Desandre. Per nettezza di dizione, uso dei colori, varietà di intenzioni, presenza scenica, intensità sono due potenziali fuoriclass­e. Da tenere d’occhio e da rivedere prima possibile.

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“Andrea Chénier” di Giordano all’Opera di Roma
 ??  ?? “Charodejka” di Ciaikovski­j al San Carlo di Napoli “Alcyone” di Marais all’Opèra Comique di Parigi
“Charodejka” di Ciaikovski­j al San Carlo di Napoli “Alcyone” di Marais all’Opèra Comique di Parigi

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