FLOWERS OF THOUGHT
MUSICHE DI SGAMBATI ARDITI, BUSONI, TOSTI
Marta Vulpi SOPRANO Antonio Luciani
PIANOFORTE
Da Vinci Classics C 00053 CD 17,80
PREZZO
★★★★★
Si riconosce a prima botta un disco che varca la soglia della normalità, e questo a mio giudizio la varca con ampiezza. Per almeno due ragioni, direi: la qualità affatto fuori norma delle musiche prodotte e l’ottimo livello degli interpreti eletti a diffonderle. Il giovane soprano Marta Vulpi e il pianista Antonio Luciani fanno a gara, per innata sensibilità al genere, nel dar credito a questi “fiori del pensiero”: lei, assai graziosa da vedersi, canta con buona dovizia di colori e dinamiche, facendo aggio su uno strumento di non speciale volume ma di sicura presa soprattutto in alto; lui l’accompagna con destrezza indiscutibile. Venendo ai fatti, il florilegio riguarda un settore null’affatto popolare della canzone da camera del secondo Ottocento e del primo Novecento italiani, partendo dalle quattro liriche di Giovanni Sgambati (una, in ispecie da privilegiare, Oblio) per proseguire con altrettanti titoli di Luigi Arditi, vercellese un tempo notissimo per Il bacio, e con Ferruccio Busoni, i cui testi paiono l’autentica chicca del disco, non immaginandosi costui nella veste di intrattenitore da salotto. E per finire due canzoni non fra le più celebri di Francesco Paolo Tosti, Addio e Io ti sento. Pasto allettante nel suo insieme. E se le musiche di Busoni restano le meno ovvie e le più segrete, coperte da una sorta di opacità tonale che le qualifica quasi di secondo grado, quelle di Arditi si raccomandano più delle altre per la pura godibilità: Parla, Reminiscenze (esercizio di alta virtuosità sulle musiche del melodramma italiano, Traviata in testa), un elettrizzante Bolero e una conclusiva Estasi. La Vulpi dona al suo non facile repertorio una bella cantabilità naturale e Luciani ne è fedele compagno alla tastiera; cosa chiedere di più se non prendere visione di pagine di sicura rarità e,
ancora, conoscere almeno per un poco un autore come Sgambati e osservare il lato edonistico di un Busoni? Disco quasi perfetto, insomma; e se c’è un quasi la cosa concerne la scarsa intelligibilità della confezione: un testo inglese che occorre immaginare piuttosto che leggere, coperto com’è da sovraimpressioni a niente utili.