Dodecafonia tradita
Negli Usa Thomas Mann tradusse la rivoluzione schoenberghiana nel “Doctor Faustus”senza chiedere il parere del diretto interessato
A Los Angeles viveva una comunità di esuli tedeschi piuttosto nutrita. Tra gli altri Adorno e Thomas Mann. Spesso mi chiedono se mio padre li frequentò. Adorno lo vide qualche volta, ma non credo che gli fosse particolarmente simpatico. E anche se in fondo tutta la filosofia della musica scritta da Adorno fu un modo autorevole per dare alla musica di mio padre il posto che meritava, a lui interessava poco l’ideologia estetica del filosofo e quel senso di esibita superiorità che manifestava, al punto da far sembrare che fosse stato lui a inventare Schoenberg e non, semmai, il contrario. E poi accadde quell’episodio sgradevole che coinvolse Thomas Mann. Mio padre conosceva bene Thomas Mann, uno scrittore che stimava tantissimo. A volte si incontravano nel salotto di Alma Mahler. In quegli anni Quaranta Mann scrisse il Doctor Faustus. Mio padre non avrebbe certo barattato il suo lavoro per quel romanzo. Eppure mai, dico mai, Mann sentì il bisogno di comunicargli cosa stava facendo.
Non dico che fosse obbligato a farlo, ma è un fatto che tutto il romanzo sia una trascrizione della grande rivoluzione che Schoenberg portò nella musica. Mann, durante la stesura, chiese ad Adorno di spiegargli che cosa fosse il metodo dodecafonico. E Adorno su quel romanzo ci lasciò le impronte. Mio padre non ne seppe mai nulla e quando uscì il libro nel 1947 ci rimase malissimo. Cavolo! Doveva per forza far nascere la dodecafonia dalla testa di un malato di sifilide come Adrian Leverkühn?