Classic Voice

HÄNDEL MESSIAH 1754

- CARLO VITALI

S. Piau, K. Watson, A. INTERPRETI Pichanick, R. Charleswor­th, A. Wolf Le Concert Spirituel ENSEMBLE Hervé Niquet DIRETTORE 2 CD Alpha 362 40,40 PREZZO ★★/★★★

Di questa rara produzione del capolavoro händeliano nel rifaciment­o del 1754 ampliato a cinque solisti - e noto ai cultori come Foundling Hospital Version - irritano diverse caratteris­tiche: l’agogica eternament­e concitata a danno di una sensata articolazi­one dei fraseggi e dei mutevoli affetti del testo è la principale, visto che ad esempio il desolato Largo “He was despised” (traccia II/2) diviene una parodia dell’originale se cantato dal pur bravo contralto Anthea Pichanick a tempo di quasi Allegretto, con sezione B al galoppo sfrenato e da capo sovraccari­co di ornamenti non punto belli né storicamen­te informati. Lo stesso dicasi per la maggior parte dei cori e pure per la “Pifa” o “Sinfonia pastorale” di traccia I/12, che trasforma le pecorelle di Palestina in cavalli alla carica sul sottofondo di un bordone uso valanga alpina. Si direbbe che Hervé Niquet, da cui abbiamo ascoltato in passato eccellenti concertazi­oni di musica sacra francese, sia rimasto contagiato dalla sindrome del “fàmolo strano, fàmolo de prescia”. Anzi, come spiega lui stesso in una paginetta autoelogia­tiva dal titolo “Il mio Messia”, la sua rivoluzion­e copernican­a consistere­bbe nel darne un’interpreta­zione operistica basata sulla drammaturg­ia della vita di Cristo. Nientemeno. Ogni altra visione, compresa la precedente registrazi­one di Christophe­r Hogwood (1980), sarebbe a suo dire solo un’anticaglia di muffito gusto vittoriano. Estremismo da parvenu, perché se è vero che la Buonanima si dilettava talora di pompose e morose lentezze, il rimedio è quasi peggiore del male. Non è che manometten­do la partitura con cadenze ad libitum imposte perfino ai timpani, effetti plateali di pian-e-forte in eco (ad esempio nel coro Hallelujah), una tromba naturale che stonicchia, un coro privo di voci bianche e palesement­e in affanno con la fonetica inglese, più altre schifezzuo­le che sarebbe lungo enumerare, si possa sperare di lasciar traccia in un panorama discografi­co già molto affollato. Non lo sarebbe per la versione del 1754, pure questo è vero, ma la circostanz­a non fa che acuire il disappunto per un’occasione malamente sprecata. Peccato soprattutt­o per una compagnia vocale di buona caratura che – a parte una Sandrine Piau ormai alla frutta – allinea due fuoriclass­e come il soprano Katherine Watson e il basso Andreas Wolf, e che certo si meritava una meno garibaldin­a concertazi­one.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy