DEBUSSY LA MER ARIETTES OUBLIÉES FAURÉ PELLÉAS MÉLISANDE ET
AMagdalena Kozená SOPRANO Robin Ticciati DIRETTORE Deutsches Symphonie ORCHESTRA Orchester Berlin CD Linn CKD 550 17,90 PREZZO ★★★
bbinamento senza dubbio stimolante quello voluto dal giovane Ticciati nell’accostare due musicisti, vicini nel tempo e pur così distanti nell’esito poetico. Quel Fauré che dopo aver ascoltato il Pelléas et Mélisande commentava: “Se questa è musica, allora io non ho mai saputo cosa sia la musica”. Distanza enorme, infatti, quella tra i movimenti della suite, nell’orchestrazione che Fauré, pressato dagli impegni, aveva affidato al suo allievo Charles Koechlin, e il misterioso parlato debussyano di cui il programma offre una sottilmente avvincente premessa con le Ariettes oubliées nell’orchestrazione del compositore Brett Dean (prima esecuzione a Sidney nel 2015) , cornice che rende queste pagine più definite, lasciando forse capire come Debussy, a differenza di Ravel, non volle allontanarsi da quel suo pianoforte così sensibile, così duttile nel sortilegio simbolista. Evidenza espressiva che trova un finissima traduzione nella voce di Magdalena Kozená. Ticciati scioglie il discorso con eleganza. Discorso più complesso per La Mer.
Nel ricco lascito di cattiverie lasciatoci da Klemperer figura anche quella riguardante La Mer; trovatosi, a Salisburgo, ad ascoltare le prove del suo eminente collega Georg Szell pare avesse commentato “questo non è il mare ma è Zell am See”, la ridente località lacustre del salisburghese, battuta velenosa, rivelatrice della complessità di lettura del capolavoro debussyano la cui novità strutturale, nella sua imprevedibile mobilità può attivare un immaginario esaltante, panico, come aveva colto l’intuito di Toscanini, ma pure filtrare le più sottili finezze: come aveva scritto Jean Marnold in questa partitura vi è tanta potenza quanto grazia, il grandioso e l’esquis si mescolano, il che spiega il disagio dei primi ascoltatori - anche per l’insoddisfacente direzione di Chevillard - divisi tra chi “non vi ha trovato il mare” e chi “non ha trovato la musica”. Insomma, per dirla con Klemperer, il confronto tra la forza dell’oceano e la bellezza del lago, alternativa di fronte alla quale il brillante Ticciati non sembra offrire una risposta decisa.