STEEN ANDERSEN NEXT BESIDE BESIDES TO IM RAUSCHEN 1,2,3 RERENDERED FILIDEI ESERCIZIO PAZZIA I II DI E LANZA TUTTO CIÒ CHE È SOLIDO SI DISSOLVE NELL’ARIA
ENSEMBLE mdi SALA Auditorium Lattuada STAGIONIE Sound of Wander 2017 mdi ensemble ★★★★
“Per esempio vedere due assistenti che frugano tra le corde del pianoforte, intervenendo in vario modo, mentre il pianista ogni tanto suona con delicatezza, pianissimo, qualche nota e il tutto viene amplificato, produce un effetto diverso dall’ascoltare un pianoforte preparato”
Anche nel 2017 il mdi ensemble ha presentato a Milano nel proprio ciclo “Sound of Wander” un autore europeo internazionalmente affermato quasi mai eseguito in Italia: dopo Dmitri Kourliandski è stato proposto un incontro con il danese Simon Steen Andersen (1976), che prima del concerto è stato presentato e intervistato da Gianluigi Mattietti. Un piccolo complesso non può eseguire lavori come, ad esempio, Black Box Music o come il Concerto per pianoforte e orchestra, due delle opere recenti di Steen Andersen che hanno avuto notevoli riconoscimenti, e la sfortuna ha reso inoltre necessario un mutamento di programma; ma alla serata del mdi ensemble si deve comunque una utile apertura d’informazione, anche se il ritratto, per forza di cose limitato, non poteva rispondere in modo adeguato ai dubbi sulla sostanza musicale di un compositore di successo, che oggi è comunque un personaggio rappresentativo. Nella poetica di Steen Andersen è divenuta centrale l’idea di integrare in una concezione unitaria materiali sonori e visivi, talvolta con aspetti ludici e umoristici, sempre creando con il pubblico un rapporto più diretto. Per esempio vedere due assistenti che frugano tra le corde del pianoforte, intervenendo in vario modo, mentre
il pianista ogni tanto suona con delicatezza, pianissimo, qualche nota e il tutto viene amplificato, produce un effetto diverso dall’ascoltare un pianoforte preparato, anche se in parte il risultato sonoro è simile: accade in Rerendered (2003/4) per pianoforte e due assistenti. Il compositore danese ama lavorare sul suono “sporco”, deformato, prodotto in modo inconsueto, sul “rumore”. Nei tre brevi Im Rauschen “tre situazioni da Schumann” (2012) ottavino, flauto e clarinetto evocano fantasmi di melodie, ma con suono denaturato. Al compositore danese erano intelligentemente accostati autori italiani della stessa generazione. Nei due Esercizi
di pazzia (2012, 2014) Francesco Filidei crea con estro situazioni musicali “estreme”, nel primo solo con palloncini colorati, nell’altro con la carta di quattro partiture prive di note (con voltate di pagine o l’uso della bocca sui fogli). In Tutto ciò che è solido si dissolve nell’aria (2015) Mauro Lanza delinea suggestivamente processi di crescendo e dissolvenza. Per entrambi molti applausi, come per l’ospite danese e i pregevoli interpreti.