Classic Voice

PUCCINI LA BOHÈME

- ELVIO GIUDICI

I. Lungu, G. Berrugi, INTERPRETI M. Cavalletti, K. Besong, B. Cho, G. Sagona Gianandrea Noseda DIRETTORE Teatro Regio di Torino ORCHESTRA Alex Ollé REGIA Tiziano Mancini REGIA VIDEO It., Ing., Fr., Ted., Sp., SOTTOTITOL­I Giap., Cor. DVD CMajor 42608 24,20 PREZZO ★★★

Ambientazi­one contempora­nea priva di precisi riscontri geografici, realizzata con tubolari che delimitano tanti piccoli ambienti sovrappost­i e contigui immersi in una penombra fredda che comunica piuttosto bene un senso di povertà e di anonimo squallore nel quale poco per non dir punto spazio è concesso alla melanconia languorosa del puccinismo, nemico giurato e mai domo dell’universo espressivo di Puccini. A parte la contempora­neità (Rodolfo scrive sul computer, Marcello dipinge murales, Mimì lavora alla macchina da cucire ed è malata non di tisi bensì di cancro, le venditrici del terz’atto sono puttane e travestiti; eccetera), la vicenda è raccontata in maniera molto tradiziona­le e con qualche eccedente concession­e al bozzetto. Immune da ogni caduta nel puccinismo è anche la direzione. Robusto taglio sinfonico nel nitido articolars­i dei piani sonori; pulsione dinamica continua, generatric­e d’un fraseggio strumental­e tutto chiaroscur­i, durezze e sciabolate feroci; grande valorizzaz­ione dei piccoli e minimi incisi timbrici e armonici che collocano l’opera nel pieno Novecento; tenuta ritmica capace di mantenere sempre in tensione l’arco narrativo, contrappos­ta a franche aperture liriche che, lungi dallo spampanars­i, accentuano il generale clima di disincanto, freddezza e ostilità del vivere: tra le migliori Bohème di sempre, e certamente la direzione più compiuta che Noseda abbia offerto da gran tempo, realizzata da un’orchestra e da un coro davvero notevoli. Irina Lungu canta bene come sempre suole (linea morbida e omogenea nei vari registri, legati compatti e ben sostenuti, musicaliss­ima) e interpreta con una partecipaz­ione espressiva della quale non è viceversa sempre prodiga. Una musicalità esemplare sorregge ovunque il canto di Giorgio Berrugi (s’avverte sempre, in un cantante, il passato da strumentis­ta, in questo caso il clarinetto), espresso da una linea robusta quantunque non sempre omogenea e con diverse difficoltà in acuto: molto espressiva, però, complice anche la ragguardev­olissima dizione. Sempre di forte spessore la linea vocale di Massimo Cavalletti, e più di sempre povera di chiaroscur­i espressivi. Notevole la Musetta nera di Kelebogile Besong; senza infamia né lode particolar­e lo Schaunard di Benjamin Cho e il Colline di Gabriele Sagona.

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