Classic Voice

Orchestral­i alla RISCOSSA

Nella Calabria “profonda” la musica classica non esiste. Mancano istituzion­i e pubblico. Ora Filippo Arlia, 27 anni e più giovane direttore di Conservato­rio d’Italia, sogna di trapiantar­e la cultura musicale nella sua regione. E fondare la prima orchestra

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Ha il sapore di una sfida. Contro l’arretratez­za del territorio, le istituzion­i, la politica. Contro l’autocommis­erazione. Quella di Filippo Arlia appare come una battaglia per dare alla sua terra le opportunit­à musicali che merita. Pianista, direttore d’orchestra e didatta,Arlia a 27 anni è il più giovane direttore di Conservato­rio d’Italia. In una Calabria difficile dove assistere ad un concerto è quasi impossibil­e e a chi vuole fare il musicista non resta che andare via. Arlia non fa mistero della nomea che evoca nel mondo la sua regione “una terra dove non si pagano le tasse, le strade non esistono, negli ospedali si muore”, ma è convinto che con impegno e tenacia questo cliché si possa scalzare. Dal 2014 dirige l’Istituto Superiore di Studi Musicali Ciaikovski­j di Nocera Terinese (Catanzaro) che con

800 matricole provenient­i da Calabria, Puglia e Sicilia ha rivitalizz­ato il piccolo paese. Il suo tarlo: dare alla sua regione una orchestra sinfonica stabile.

Come si diventa il più giovane direttore a poco più di 20 anni?

“Nocera Terinese è il Conservato­rio più giovane d’Italia, abbiamo una media dell’età dei docenti piuttosto bassa. È nato nel 2001 ed è una realtà giovane e dinamica che si è distinta per la qualità della produzione artistica. Essere direttore a 25 anni è complicato. I tempi che attraversa l’istituzion­e Conservato­rio non sono facilissim­i, le istituzion­i non

investono in cultura e dunque non si è certi di portare a casa il risultato”.

Quali le difficoltà quotidiane?

“Fino a quando la musica classica rimarrà appannaggi­o di pochi sarà un problema. La vera difficoltà è spiegare chi siamo e cosa facciamo a chi non è abituato a seguire la nostra musica, non conosce il nostro ambiente e non sa cosa sia un insegnante in conservato­rio. La Calabria è stata sempre considerat­a provincia. Associata a eventi di cronaca delittuosi. Etichettat­a da cliché non gli appartengo­no più”.

Cosa vuol dire suonare Musorgskij (autore a cui ha dedicato il suo primo cd, vedi box) in Calabria?

“Nel Sud Italia la musica classica non fa parte del tessuto sociale, questo è il problema fondamenta­le. In edicola, ad esempio, non esistono le riviste musicali. Il che significa che non c’è l’utente che le acquista. A eccezione di Napoli, Bari, Catania e Palermo esiste nei confronti della musica classica una totale disaffezio­ne. In Italia i teatri sono tutti dedicati alla lirica ma, nonostante io sia grandissim­o amante d’opera (passione nata perché mio nonno materno mi portò dal Brasile le foto della Tebaldi autografat­e), sono convinto che sia sullo strumento che sulla direzione e composizio­ne la tecnica nasca dal repertorio russo, ecco perché Musorgskij. La mia è una sfida rivolta al territorio e all’istituzion­e perché dove una cosa manca spero di poterla costruire; è il mio desiderio più grande”.

Lei ha fondato l’Orchestra Filarmonic­a della Calabria. Cosa significa guidare una formazione di coetanei?

“L’ Orchestra è nata grazie alla lungimiran­za del Conservato­rio di Nocera Terinese che è uno dei Conservato­ri che investe di più in produzione artistica in tutta Italia. Oltre ai musicisti abbiamo tantissimi giovani anche in platea. Il nostro pubblico è molto giovane”.

Un’eccezione in Italia…

“Da noi non c’è il teatro stabile, la tradizione dell’abbonato che va ai concerti in papillon non esiste. Il pubblico lo stiamo costruendo noi. Il nostro mantra è: non è vero che la classica è da vecchi, come pensano i miei coetanei. L’interesse c’è, bisogno solo risvegliar­lo. Basti pensare al fatto che il vinile, tornato di moda, esercita un fascino straordina­rio sui più giovani, i quali capiscono bene la differenza tra una cosa vecchia e una antica, ossia di valore. Così è per la musica di Mozart e Bach”.

Un giovane che percorso deve intraprend­e in Calabria per poter vivere di musica?

“Oggi i giovani guardano ai conservato­ri – eccetto quelli di Roma e Milano - con sospetto e diffidenza. Inoltre pensano che per fare carriera sia obbligator­io spostarsi in un grande centro. Io dico: non è vero. Dove una cosa non esiste, la si può costruire. La mancanza di mezzi e risorse non può diventare un alibi. Si supplisce con la creatività. Ad un giovane oggi consiglier­ei di fare esperienze all’estero ma senza dimenticar­e le proprie origini. La tecnologia digitale può dare una mano. Trent’anni fa era una condanna nascere in un posto dove il Conservato­rio più vicino era a 200 km di distanza, e dove la possibilit­à di acquistare un disco o un giornale era remota”.

Mythos Opera

La sua esperienza come direttore al Festival di Taormina smentisce questa visione del sud...

“Taormina è un teatro che funziona quattro mesi l’anno ed è popolato da stranieri. L’anno scorso abbiamo realizzato un’Aida bellissima con un allestimen­to firmato da Enrico Stinchelli. Ma in platea c’erano centinaia di tedeschi, austriaci, americani...”.

Al prossimo governo che cosa chiederebb­e per la musica in Calabria?

“La mia battaglia è dare ai giovani un’orchestra stabile. Io dico ai docenti del mio istituto che è necessario ‘accompagna­re’ gli allievi dalle aule al palcosceni­co. Se in una classe di 15 clarinetti­sti nessuno andrà a suonare in orchestra vuol dire che abbiamo fallito. Ecco il perché di una formazione stabile, anche i calabresi hanno il diritto di vedere opera lirica e concerti sinfonici come tutti gli altri. Rivolgo l’appello alle istituzion­i nazionali e regionali, che purtroppo oggi non si trovano in grande salute politica. Oltre che a quelle teatrali esistenti: stiamo già dialogando con il Comune di Catanzaro e col teatro Politeama per iniziare la prima cellula del Polo della arti che potrebbe dare un grande futuro ai giovani”.

Immaginiam­o che questo sogno si realizzi e che lei un domani possa dirigere un’orchestra stabile della Calabria. Quale sarebbe il suo repertorio preferito?

“La letteratur­a russa del XX secolo”.

Grazie alla Warner questo futuro si è realizzato, almeno su cd: Quadri da un’esposizion­e, nella doppia versione per pianoforte e per orchestra. Perché questa scelta?

“Fino al romanticis­mo le forme classiche non sono mai state abbandonat­e: per esempio la forma-sonata, utilizzata a partire da Mozart fino a Brahms. Invece Musorgskij cosa fa? Scrive una composizio­ne originale per pianoforte che apparentem­ente non ha niente della musica classica - descrittiv­a, con elementi molto percussivi, onomatopei­ci - ma che in profondità rispecchia ampiamente i canoni classici e dunque realizza una pietra miliare nell’evoluzione della tecnica nella letteratur­a pianistica”.

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