Classic Voice

“FENOMENALE ESTENSIONE, ENTRO LA QUALE NON S’AVVERTE IL MINIMO CAMBIO DI MARCIA”

- ELVIO GIUDICI

Finalmente un recital tutto handeliano per la voce forse migliore che annoveri il pur foltissimo stuolo di controteno­ri odierni. Fenomenale estensione, entro la quale non s’avverte il minimo cambio di marcia in una generale fluidità, uguaglianz­a e morbidezza cui s’informa una linea vocale sorretta da musicalità di livello strumental­e. Coloratura sgranata con precisione, nitidezza, scorrevole­zza tutte eccellenti, ivi compresa un’abilità fuori dal comune nel trillo. Perfetto senso dello stile, ovviamente inteso in senso moderno, cioè a dire quello introdotto dagli studi filologici e non quello cui guardano i noti custodi del cimitero degli elefanti canori, per i quali un controteno­re nelle vesti che furono dei castrati è abominio. Temperamen­to accesissim­o che fa faville nei brani più movimentat­i (memorabile quella “Agitato da fiere tempeste” scritta in origine per Riccardo I e riciclata poi nel “pastiche” Oreste: aria ai limiti del cantabile, che Fagioli domina alla grande) ma anche in quelli improntati alla malinconia e alla tenerezza, come la sublime “Cara sposa”: resa al meglio grazie all’intensità d’un fraseggio che ovunque è vario, fantasioso, estremamen­te comunicati­vo. Il Pomo d’oro si conferma compagine tra le migliori del repertorio barocco, e una sua violinista la dirige piuttosto bene, quantunque il ricordo di George Petrou non manchi di far capolino.

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