SCIARRINO
ALTRI VOLTI E NUOVI (VOL. 1 E 2)
Livia Rado, Cristina Zavalloni VOCI
Marco Angius DIRETTORE di Padova e del Veneto
ORCHESTRA
2 CD separati Decca 481 65606561
PREZZO18,60 ★★★★/★★★★★
“Il mio è un catalogo che un ottantenne invidierebbe” scriveva nel 1985 uno Sciarrino che solo da poco aveva superato il mezzo del dantesco cammin di nostra vita. Da allora la lista è cresciuta a dismisura, e proprio negli ultimi due decenni egli sembra entrato in una stagione creativa particolarmente feconda. Mentre il catalogo di questo talento eretico e autodidattico continua ad espandersi anno dopo anno in parallelo alla diffusione della sua musica, sempre più eseguita in tutto il mondo, la discografia fatica a tenergli dietro. Lo si vede da questo doppio cd con cui l’Orchestra di Padova e del Veneto ha festeggiato le settanta primavere del suo ex compositore in residenza; cinque su sei le prime registrazioni mondiali di lavori già uditi sulla scena o in sala da concerto. Mozart a nove anni (1993): sulle idee schizzate dal bimbo Wolfgang in tournée inglese con la famiglia l’orchestrazione di Sciarrino stende una terza mano di vernice. La prima era quella presunta di Johann Christian (il Bach di Milano e di Londra) con le sue sinfonie d’opera in stile italiano; vennero poi i documentabili ritocchi di papà Leopold. Ed ora il maestro siciliano, valendosi della sua prescienza di postero, ne estrapola gli elementi che parrebbero anticipare gli esiti supremi della maturità mozartiana, dal Don Giovanni alla “Jupiter”. Da Luci mie traditrici, opera del 1996 rappresentata in varie lingue e successive versioni d’autore, proviene la Suite per ensemble basata su quel formidabile objet trouvé che è la cosiddetta “elegia” di Claude Le Jeune: nell’originale del 1608 una chanson a tre voci per soprano, alto e basso impreziosita dalla sistematica applicazione del tetracordo cromatico. Sciarrino ne denuda la voce superiore, la riarmonizza e continua a decostruirla per tappe fino alla quasi irriconoscibilità del finale. Dotto artificio a rischio d’irrilevanza per le orecchie meno esercitate, salvo che ad enfatizzarne la sottile funzione unificatrice non intervenga un interprete di eccezionale intelligenza. Tale, per comune riconoscimento di critica e di pubblico, si rivela una volta di più Marco Angius, capace di assecondare con la sua analitica bacchetta le intenzioni del compositore nel suo gioco di specchi fra passato e presente.
Che si tratti di confidenziali dialoghi per sottrazione e prosciugamento con Liszt (Spo-
salizio, 2015) e con Chopin (Come se un amico, 2017) o di iperboliche rivisitazioni della canzone americana d’autore (George e Ira Gershwin, Cole Porter, Duke Ellington), o ancora di uno stilizzato medley di percezioni sonore allo stato selvaggio (Efebo con radio, 1981), lo sguardo lieto di Sciarrino non giudica e non classifica. Possiamo però ben farlo noi, rilevando come la partecipazione di un’istrionica vocalista tuttofare quale Cristina Zavalloni - perdipiù in evidente affanno con la fonetica dei testi - non rappresenti un valore aggiunto per il secondo cd. Meglio ne emergeva nel primo, pur nella relativa modestia dell’impegno, la sua giovane collega Livia Rado.