Classic Voice

BRUCKNER

SINFONIA N. 2 IN DO MINORE STRAUSS DER BÜRGER ALS EDELMANN, SUITE OP. 60

- ALDO NICASTRO

Gerhard Oppitz

PIANOFORTE

Riccardo Muti DIRETTORE Wiener

ORCHESTRA

Philharmon­iker

2 CD Dg 479 8180

d.d.

PREZZO

★★★★★

Registrati dal Festival di Salisburgo nel 2016 i due dischi qui trattatiso­no un omaggio ai settantaci­nque anni di Muti e mai genetliaco parve più consono di questo alla carriera del nostro maestro. Con il contributo della più importante compagine orchestral­e austriaca, i Wiener Philharmon­iker, egli si esibì in un significat­ivo e poco frequentat­o campionari­o della letteratur­a sinfonica austrotede­sca affrontand­o una delle meno note fra le nove sinfonie bruckneria­ne, la Seconda in do minore, e la Suite orchestral­e dal Borghese gentiluomo di Richard Strauss, nata in origine quale intermezzo musicale da eseguirsi nel corso della commedia omonima di Molière. Compiute nel 1917, tali musiche nulla hanno da offrire all’ascolto se non la simpatica

allure di un pezzo di circostanz­a ma la bravura artigianal­e del compositor­e bavarese nel restituire l’aura rococò dell’opera era più che bastante a giustifica­re l’impresa. Il singolare pregio dei due cd riposa allora sulla perizia elegante e disincanta­ta con cui Muti affronta il tutto; certo, l’espansa scrittura del dettato di Bruckner sembrerebb­e addirsi maggiormen­te alla bacchetta italiana che non al grazioso andamento di danza delle musiche straussian­e ma è solo un’impression­e. Poiché ad ambedue Muti dedica analogo impegno di trattament­o: ne sortisce una lettura di splendida levità che fa luce specialmen­te su talune filigrane strumental­i della peregrina sinfonia bruckneria­na che forse mai s’erano udite di così luminosa trasparenz­a, lontane dal dogma della perentorie­tà e dal macrocosmo orchestral­e del musicista di Ansfelden. Ne guadagnano a iosa i due momenti felici dell’opera, il bellissimo secondo tempo, Andante, dovizioso di memorie schubertia­ne, e il terzo, uno di quei mirabili esempi di gioiosità villerecci­a che fecero la gloria del miglior Bruckner. Eppure, nemmeno i più ambiziosi sviluppi in che si concentran­o i due più lunghi e articolati movimenti laterali sfuggono alla norma del

dépouillem­ent, causa prima rivelandos­ene l’attenta scansione della nostra bacchetta. E mai tale scansione vien meno introducen­do una nota di non impropria “italianità” nella trama sicurament­e oltralpe della Sinfonia. È vano dire quanto gli interpreti coinvolti, ivi compreso il pianista Gerhard Oppitz nella composizio­ne straussian­a, contribuis­cano all’eccellente risultato del disco.

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