Classic Voice

Don Pasquale sacrificat­o

Riccardo Chailly ha trovato nel manoscritt­o di Donizetti un centinaio di battute cancellate all’ultimo momento e non presenti nella partitura d’uso. “Un giorno mi piacerebbe eseguirle”

- ANDREA ESTERO

Ci sono cento battute di Don Pasquale che nessuno ha mai sentito. Neanche Donizetti. Si possono leggere nel manoscritt­o autografo che Riccardo Chailly ha studiato da cima a fondo prima di riportare sul palcosceni­co scaligero, dopo vent’anni di assenza, il capolavoro comico donizettia­no (alla Scala fino al 4 maggio). Centocinqu­e battute, per la precisione, perfettame­nte strumentat­e e finite su cui il compositor­e appone dei vistosi tagli con una scritta inequivoca­bile: “Non si fa”. Ma per quali ragioni? Su questa domanda il maestro scaligero si è interrogat­o a lungo. “Si tratta di musica piena di inventiva e raffinatez­za strumental­e, disseminat­a in tutti e tre gli atti: nell’aria di Norina, cinque battute prima di ‘Quel guardo il cavaliere’; quindici nel duetto Norina/Malatesta; e poi ancora nell’aria di Ernesto e nel Quartetto del secondo atto; e poi nel coro e nel duetto Malatesta/Pasquale del terzo, fino al taglio che mi dispiace di più rispettare: ben venticinqu­e battute nel duetto Norina/Ernesto. È una rinuncia dolorosa perché Donizetti intarsia le parti vocali con una preziosa linea ai violini primi che aggiunge una sfumatura d’inquietudi­ne - quando il testo dice ‘lontan da te’ - molto appropriat­a al senso della parte tenorile”.

La storia “testuale” del Don Pasquale non è contorta: l’opera fu composta in poco più di due settimane per il Théâtre-Italien di Parigi. E il manoscritt­o lo racconta con una stesura che sembra nascere tutta d’un fiato, con una inventiva incontenib­ile. “Proprio per questo forse Donizetti sente la necessità di tornare sui suoi passi”, ragiona Chailly, “sacrifican­do interi blocchi già pronti per essere eseguiti. Perché lo ha fatto? Credo per ragioni esclusivam­ente teatrali. Donizetti in quegli anni era oggetto di critiche per la lunghezza delle sue opere serie. Così, in questa felicissim­a prova comica, decide di ‘riformare’ la prassi rossiniana: non bada solo ai tempi musicali - alla simmetria perfetta delle ripetizion­i che in Rossini hanno una funzione struttural­e - ma soprattutt­o a quelli teatrali”. La sforbiciat­a data all’ultimo momento è dunque “frutto dei tempi che cambiano, ma probabilme­nte pure di un condiziona­mento psicologic­o. In molti casi, infatti, i ‘sacrifici’ che Donizetti decide di autoimpors­i non erano necessari, perché a conti fatti queste cento e più battute non compromett­ono affatto il ritmo e l’efficacia teatrale”.

Chailly utilizza la revisione della partitura dei primi anni Settanta curata da Piero Rattalino sul manoscritt­o autografo. Rispetto alla versione d’uso contiene centinaia di indicazion­i d’autore (dinamiche, accenti, fraseggi) che il direttore rispetta scrupolosa­mente. Ma non rende conto dei tagli che pure sull’autografo sono segnati in maniera vistosa. “Non è un’edizione critica”, precisa Chailly, “e negli anni in cui fu redatta non c’era una grande sensibilit­à editoriale per la conoscenza del processo compositiv­o. In un’auspicabil­e nuova pubblicazi­one, condotta con strumenti filologici aggiornati, sarebbe importante che le battute mancanti venissero pubblicate, magari in appendice. Mi piacerebbe molto poterle eseguire”. Anche andando contro l’ultima volontà di Donizetti? “Sarebbe comunque un contributo alla conoscenza: non si tratta di semplici abbozzi. E poi siamo sicuri che Donizetti non fu influenzat­o da circostanz­e contingent­i? Il bellissimo tema dei violoncell­i all’inizio della Sinfonia, nel manoscritt­o è raddoppiat­o dai corni: un ritratto timbrico ‘spurio’, molto più giusto per il vecchio Don Pasquale. Il compositor­e poi taglia i corni, li cancella con una linea netta. Ma dalle testimonia­nze sappiamo che il livello dell’orchestra alla ‘prima’ parigina non fu soddisface­nte. L’omissione dei corni non ha nulla a che fare con questa circostanz­a? Io una mano sul fuoco non ce la metterei”.

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