Si può fare di più
Molte recite, pochi nuovi allestimenti. Ancora meno quelli decisamente interessanti. Sembra essere questo il “trend” dell’anno rossiniano in corso. Fa eccezione, almeno per il tasso di novità, il Rossini Opera Festival di Pesaro che quest’estate propone un nuovo Barbiere (direttore Abel, regia di Pizzi/Gasparon,), cui si aggiungono Adina (Diego Matheuz/ Rosetta Cucchi) e Ricciardo e Zoraide (Giacomo Sagripanti/Marshall Pynkosk). Così come Il Massimo di Palermo e il San Carlo di Napoli che hanno già ricordato i 150 anni di Rossini rispettivamente con il Guillaume Tell nella regia di Damiano Michieletto e il Mosè in Egitto messo in scena da David Pountney (vedi in Dal vivo). Per il resto, cosa riserva l’anno in corso? Di notevole, almeno sulla carta, la Semiramide a ottobre alla Fenice di Venezia (nel cast Pratt, Iervolino, Esposito, Rocha, dirige Riccardo Frizza, regia di Cecilia Ligorio). Poi l’Italiana in Algeri al Verdi di Trieste dal 25 maggio: la dirigerà il “barocchista” George Petrou con la regia di Stefano Vizioli, nel cast Ulivieri, Barbera, Amarù. Per un’Italiana davvero “cult” bisogna però volare a Salisburgo, a Pentecoste (dal 18 maggio) o in occasione della ripresa d’agosto. Grande mattatrice Cecilia Bartoli come Isabella, sul podio Jean-Christophe Spinosi, lo spettacolo è affidato alla coppia vulcanica di Moshe Leiser e Patrice Caurier. La Bartoli dedica il suo festival pentacostale a quel 1868 che vide oltre alla scomparsa di Rossini, tra l’altro, il debutto sulle scene dei Maestri cantori di Norimberga, l’opera più rossiniana di Wagner.