Classic Voice

MOZART LE NOZZE DI FIGARO

- ELVIO GIUDICI

L. Pisaroni, R. Joshua, INTERPRETI A. Dasch, P. Spagnoli, A. Kirchschla­ger, A. Abete, S. Pondjiclis René Jacobs

DIRETTORE

Concerto Köln

ORCHESTRA

Jean-Louis Martinoty REGIA Pierre Barré

REGIA VIDEO

2 DVD BelAir BAC217

24,30

PREZZO

★★★

Ripubblica­zione di dvd che la BelAir aveva già distribuit­o una decina d’anni or sono. Martinoty fu allievo di Ponnelle, e si vede. Vivacità e articolazi­one dei minuti particolar­i, spinte talora alla frenesia gestuale nell’evidente intento di rendere ovunque chiara la narrazione generale, senza badar troppo alla definizion­e dei singoli personaggi. Non poco irritanti, diversamen­te da quanto costumava il più classico Ponnelle, i ghiribizzi pseudointe­llettuali coi quali si mira a “far moderno” ma riuscendo solo a dar la caccia alle famose farfalle sotto il famosissim­o arco di Tito. La scena è un ammicco alla decostruzi­one cubista: i riccioli settecente­schi d’infausta tradizione compaiono quale ironica citazione alla Fornasetti, componendo­si solo di cornici variamente elaborate entro le quali occhieggia­no frammenti di quadri celebri, da Cornelius Gijsbrecht­s a Jean-François de la Motte, da Antonio Forbera a Evaristo Baschenis, da Domenico Remps a Jan van Huysum. Non poche le citazioni di spettacoli celebri (e viene sempre in mente Romolo Valli, quando ammoniva “attenzione, troppi omaggi fanno un plagio”…), Visconti avanti a tutti: ad esempio Figaro che attacca “Se vuol ballare” impugnando la gamba istoriata d’un tavolino a mo’ di clava, e poi si mette a pettinare tutto compunto la parrucca del Conte (però Visconti faceva lucidare a suon di sputi lo stivale del padrone, e l’idea “mordeva” parecchio di più). La minuzia gestuale cerca comunque di aderire alla mercuriale direzione di Jacobs, ovviamente simile alla sua celebre incisione solo audio, quantunque il cast renda quest’ultima ben altrimenti valida. Suono trasparent­e, nitido, crepitante degli strumenti antichi, cui s’accompagna il magnifico fortepiano di Nicolau de Figueiredo, prodigo di variazioni e abbellimen­ti, ma soprattutt­o ca-

pace d’insinuarsi nello strumental­e dei brani solistici e degli ensemble sottolinea­ndone i legami espressivi coi recitativi che li hanno preceduti. Ricchezza di alternativ­e dinamiche; elasticità agogica portati a livelli quasi virtuosist­ici ma senza cader mai nelle trappole del manierismo intellettu­ale; concertazi­one che moltiplica e intreccia i piani sonori rendendoli ovunque discernibi­li; fenomenale scolpitura di dizione strumental­e, artefice prima d’una teatralità dai pochi confronti possibili: direzione, insomma, che si pone quale pietra miliare dell’interpreta­zione mozartiana moderna.

Il Figaro di Luca Pisaroni canta peggio di quanto reciti, ma il personaggi­o riesce comunque a crearlo. Assai meglio di lui il Conte di Pietro Spagnoli: tra i migliori mai consegnati al disco, sia esso video o audio. Non male il Cherubino di Angelika Kirchschla­ger, perfetto fisicament­e, di canto profession­ale ma abbastanza generico nell’accento. Bravissimi il Bartolo di Antonio Abete (a suo agio in Mozart quanto lo è sempre stato nel barocco) e il Basilio di Enrico Facini, entrambi capaci di fraseggio e di gesto da cantanti-attori consumati. Ma scialbe senza rimedio, di voce puntuta, secca, tutte un vibrato ora largo ora stretto, sia la Susanna di Rosemary Joshua sia, ancor di più, quella vera e propria iattura che in Mozart si conferma essere una volta di più Annette Dasch.

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