GIOVANNI SOLLIMA/ ENRICO MELOZZI
100 CELLOS
Giovanni Sollima, Rushad
VIOLONCELLI Eggleston, Abel Selaocoe, Massimo Polidori, Leila Shirvani, Davide Shorty.
Enrico Melozzi
DIRETTORE
Decca 481 6610 CD
18,60
PREZZO
★★★
L’attacco è noto all’universo e in altri siti: la cosiddetta Sarabande di Handel (vedi Barry Lyndon), che viene dalla Suite in re minore ma è poi il tema della Follia che attraversa l’Europa dal secondo Seicento al primo Settecento, e carica di variazioni leggendarie il violino dell’età dell’oro, da Corelli a Vivaldi a Geminiani. Furbo? Ruffiano? Se la pensate così, fermatevi subito, anzi prima. Perché il seguito è in linea e anzi oltre, molto oltre la linea di demarcazione fra tutte le musiche e le filologie possibili. Ma se vi va di divertirvi senza scorticarvi di scrupoli, sarà difficile fermarvi a qualunque punto di questa suite in 18 numeri che compone l’ennesima antologia “live” del violoncellista sul tetto che scotta.
Dalla Sarabande a tutta orchestra (di violoncelli) con assolo di Sollima, si precipita in una manciata di Best Rock Riffs, in una appropriazione osé da Geminiani, in una strappata e vocalizzata The Cold Song dal King Arthur di Purcell, in una Pizzica indiavolata sempre a pieno organico, poi nel The Man Who Sold the World del rimpianto David Bowie, in The Devil’s House di Salvatore Passantino, nelle Bourrée I e II dalla Suite per violoncello n. 3 di Bach, in una trascrizione dell’Ode alla gioia di Beethoven. E qui dovete prendere fiato per forza, perché le registrazioni dal vivo (al teatro del Giglio di Lucca, al Regio di Torino, in Piazza san Giovanni a Roma, alla Rocca Brancaleone di Ravenna, in libera successione) si prendono una pausa; prima di passare all’Andante dal Concerto per pianoforte n. 2 di Brahms, all’Inno del Primo Maggio di Sollima, a quattro pezzi di Abel Selaocoe, Rushad Eggleston, Enrico Melozzi e Davide Shorty, a Purple Rain di Prince, a Another Brick in the Wall dei Pink Floyd per finire nel solitario Fandango di Sollima (dal film La jota di Carlos Saura).
Tra i compagni di viaggio riconoscerete il primo violoncello della Filarmonica nonché solista del Quartetto della Scala, Massimo Polidori, che a scandalizzarsi non ci pensa nemmeno (anche se suona in un solo pezzo, quello di Melozzi). E chi conosce Sollima, sa che con lui il violoncello può distorcersi in una Fender Stratocaster. Se vi piace andare anche per sentieri selvaggi, questo disco non lo metterete su una volta sola.