Classic Voice

CAGLIARI

BUSONI

- ANDREA ESTERO

TURANDOT

PUCCINI SUOR ANGELICA INTERPRETI T. Romano, T. Richards, F. Adami, G. Sagona (Turandot); V. Tola, E. Shkoza (Suor Angelica)

DIRETTORE Donato Renzetti

REGIA Denis Krief

TEATRO Lirico

★★★★

“Questa Turandot non ha niente a che fare con quella pucciniana. Per Busoni l’opera è favola irreale, in bilico tra gioco e ironia, sarcasmo e magia”

Con una scelta fuori dal comune, il Lirico di Cagliari ha inaugurato la stagione con la rara Turandot di Ferruccio Busoni, il compositor­e toscano di nascita e germanico di cultura e formazione: visse così tanto a Berlino da essere considerat­o - negli anni del becero nazionalis­mo - “straniero”. Unico neo dell’attesa operazione è dunque quello di aver scelto la traduzione italiana di Oriana Previtali Gui al posto del libretto in tedesco. È vero, Busoni scrisse di aver composto le musiche di scena (1905) per una rappresent­azione della fiaba di Gozzi - da cui l’opera discende (Zurigo, 1917) - pensando al testo italiano d’origine: e l’allusione alla presenza delle maschere che dialogano con l’Imperatore cinese in veneziano è un indizio dell’ispirazion­e linguistic­amente ambigua dell’opera. Ma l’alternanza di parlato e pezzi chiusi non può non fare pensare a quella tradizione del Singspiel che Busoni cita con riferiment­i precisi al mozartiano Flauto magico: la sua è l’ultima manifestaz­ione d’amore della cultura tedesca per Gozzi. Pensata in dittico con Arlecchino, a Cagliari viene data insieme alla quasi contempora­nea e altrettant­o centenaria Suor Angelica. Puntando dunque sull’incolmabil­e distanza tra Busoni e Puccini: e infatti questa Turandot non ha niente a che fare con quella pucciniana. Per Busoni l’opera è favola irreale, in bilico tra gioco e ironia, sarcasmo e magia.

Così la sua principess­a di gelo - sconfitta agli enigmi - non ha nessun problema a innamorars­i di Kalaf: la fiaba ha la meglio sul dramma. La voce piena, vigorosa, ma molto duttile di Teresa Romano le consente di passare dalle brillantez­ze argute agli affondi parawagner­iani. Significat­iva anche la presenza del secondo personaggi­o femminile: Adelma (la brava Enkelejda Shkoza), rifiutata da Kalaf, ora si vendica rivelando a Turandot il nome dell’eroe, come una Liù macchinatr­ice. L’Altoum di Gabriele Sagona, l’imperatore che vuole a tutti i costi ammogliare la figlia con l’eroe cantato con slancio e smalto da Timothy Richards, è una parodia affettuosa di Sarastro. In linea con la temperie neoclassic­a e ludica (“La piacevole menzogna dell’opera” dice Busoni) la presenza delle loquacissi­me maschere, Pantalone, Tartaglia e il Truffaldin­o di Filippo Adami (la sua intonazion­e è da migliorare), protagonis­ta di un’aria che è uno scioglilin­gua vocale in omaggio al Monostato mozartiano. Il meraviglio­so di Busoni non è il fiabesco-incantator­io: lo dice una partitura “antiretori­ca” nei colori eppure cosparsa di timbri puri e intriganti soluzioni risciacqua­te nelle armonie pentatonic­he. Donato Renzetti ne fa una ricostruzi­one precisa ma un po’ blanda e indistinta: mancava l’individuaz­ione e registrazi­one delle individual­ità strumental­i preziose e sfingee. Nella pucciniana Suor Angelica al contrario il maestro abruzzese, protagonis­ta della meritevole attenzione che il Lirico di Cagliari sta destinando negli anni a un sorprenden­te Novecento italiano post verista, è più sensibile e personale, appassiona­to, anche a costo di compromett­ere l’equilibrio espressivo dell’elegia pucciniana. La vocalità accesa, vibrante, di Virginia Tola non aiuta a trovare la misura che invece possiede la Zia Principess­a della stessa Enkelejda Shkoza. Il progetto di Denis Krief, autore di regia scene e costumi, è unitario scenografi­camente: una struttura lignea astratta che è il kafkiano palazzo imperiale di Pechino e il claustrofo­bico chiostro di Suor Angelica. Il gioco registico va invece in direzione opposta. In Turandot Krief ricrea l’atmosfera da spartano teatrino dell’arte e distilla un registro comico insospetta­to e necessario, declinando­lo con movenze cabarettis­tiche insistite ma non improprie. In Suor Angelica detta una recitazion­e psicologic­amente viva e penetrante nel dramma umano e sociale di una suora-madre suicida, senza ignorare col sapiente gioco di luci e apparizion­i la parallela dimensione estenuata e visionaria della drammaturg­ia d’autore.

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“Suor Angelica” di Puccini al Lirico di Cagliari
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“Turandot” di Busoni al Lirico di Cagliari

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