SAINT-SAËNS
WORKS FOR VIOLIN AND ORCHESTRA
Tianwa Yang VIOLINO Gabriel Schwabe
VIOLONCELLO
Marc Soustrot DIRETTORE Malmö Symphony
ORCHESTRA
Orchestra
CD Naxos 8.573411
9,20
PREZZO
★★★
In una lettera ad un allievo francese Busoni confessava di essersi trovato d’accordo con Isidor Philipp nel cogliere una certa analogia tra SaintSaëns e Anatole France: “La sua abilità consiste nel buon senso di non impegnarsi mai in problemi al di sopra della sua tecnica. E di scansare la profondità del pensiero con una formula elegante”. Tecnica in ogni modo superlativa da cui ha preso vita uno smisurato catalogo, ammontante a ben 169 numeri d’opera oltre ad un’altrettanto cospicua raccolta di opere fuori catalogo, testimonianze di un attivismo creativo che nel corso di una lunghissima vita - scom-
parirà ottantasettenne nel 1921 - ha toccato ogni genere, dal teatro, con una quindicina di opere, alla produzione sinfonica; quasi del tutto in ombra la copiosa produzione cameristica e quella assai consistente occupata dal pianoforte. Il maestro francese fu infatti un pianista di straordinaria bravura che incantava il pubblico per l’alto prestigio tecnico: alla richiesta di bis, al termine degli applauditi concerti, chiedeva agli ascoltatori di scegliere una qualsiasi delle trentadue Sonate di Beethoven, per dire di un dominio assoluto del repertorio. Un pianismo, quello di SaintSäens, contrassegnato da quella nitidezza che rifletteva il credo estetico del musicista:
“Pour moi, l’art c’est avant tout la forme”; e forse proprio questo ideale di classicità ha contribuito all’oscuramento che ha avvolto l’immagine del compositore, lasciando pur sempre filtrare attraverso tale purezza classica quel particolare gusto ammiccante, tipicamente francese, che sprizza con piglio eccitante nelle pagine riunite nel cd, dove è il demone del violino a fungere da acciarino, quello di Pablo de Sarasate per Introduction et Rondò capriccioso o del cubano Rafael Diaz Albertini per la sinuosa Havanaise. Pagine brillanti che fioriscono lungo il fecondo percorso che dagli anni della formazione, in pieno romanticismo, giunge - con l’originale La Muse et le Poète
dove il violino dialoga col violoncello, prima esecuzione 1910 - fino al cuore di quella modernità cui si sentirà estraneo, pur presentendone, con quel suo pragmatismo che saldava classicità ed eclettismo, certi umori . A proposito del violino va ricordato come Proust nonostante avesse detto di Saint-Saëns “musicien que je n’aime pas”, accostandolo a Flaubert e ad Anatole France, avesse confidato a Lecretelle di aver tratto dalla Sonata in re minore nell’entusiasmante esecuzione di Jacques Thibaud lo spunto per la “petite phrase” di Vinteuil,
Leitmotiv ricorrente nell’opera, che diventa “la voce stessa della musica, il suo stimolante richiamo, che risuona lungo tutta la Recherche”, come ha sintetizzato Luigi Magnani nel suo La musica in Proust;
confidenza sostenuta da quella di Reynaldo Hahn che ricordava come dovesse ripetutamente eseguire al pianoforte per compiacere Proust al termine dei loro incontri quello spunto melodico della Sonata di Saint-Saëns.
Il virtuosismo della giovane Tianwa Yang fa brillare queste esecuzioni sostenute dalla salda esperienza di Marc Soustrot.