VAL DI FIEMME
DOLOMITI SKI JAZZ
INTERPRETI Tiger Dixie Band, Gegè Telesforo Quintet, Alberto Marsico Quartet, Christian Sauvage, Kora Beat, Barionda, Marco Castelli Organ Trio, Michele Polga Trio, Shanna Waterstown Band, Scott Hamilton Quartet, Penta Big Band, Francesca Bertazzo Hart Quartet, Hardrada Quartet, Eva Eminger and Band, Francesco Bearzatti Tinissima Quartet, Blues Bringers Quartet
“Alla denominazione d’origine di una manifestazione in crescendo hanno contribuito su tutti le armonie dei Barionda, quintetto di quattro sassofoni baritoni e una batteria (suonata da Mauro Beggio), con Florian Bramböck particolarmente ispirato nell’intrecciarsi ai fiati di Javier Girotto, Helga Plankensteiner, Giorgio Beberi”.
Abbellito da una coreografia dolomitica che quest’anno non ha risparmiato il candore di un innevamento abbondante, il festival ha fatto i conti con un meteo altalenante: il sole ha baciato soltanto alcuni concerti previsti sulle terrazze dei rifugi mentre in altri casi si è dovuto ricorrere agli spazi interni. Ma a parte il bilancio meteorologico, la proposta musicale si è dimostrata più ampia nella gamma espressiva e dei linguaggi. Nell’ambito dell’intrattenimento diurno, durante la sosta per la colazione fra le nevi del comprensorio della Val di Fiemme avventori e appassionati si sono trovati di fronte a una nutrita scelta di voci femminili: la “ruvida” ugola rhythm and blues di Shanna Waterstown, gli standard cantati e suonati alla chitarra da Francesca Bertazzo, il songbook sfogliato dalla boema Eva Eminger. Poi le formazioni strumentali, dalle intriganti percussioni senegalesi del Kora Beat di Cheikh Fall al mainstream a fiati della Tiger Dixie Band; e i due gruppi con organo Hammond di Alberto Marsico e Marco Castelli. Sulle proposte serali la scelta artistica di Enrico Tommasini è riuscita nel compito non facile di equilibrare qualità e facile ascolto. Ad aprire i concerti del dopo cena al Palacongressi di Cavalese è stato Gegé Telesfono, cantante e musicista dal tratto istrionico ma anche di grandi doti ritmiche che lo hanno reso noto al pubblico radiofonico e televi-
sivo (per chi lo ricorda a condurre con Renzo Arbore “Doc” su Rai2 fra il 1987 e il 1988). Giocando con il vocalese, ha alternato ballad come Moon River in stile crooner a due hit - riarrangiate come fossero new standard - degli anni Settanta: lo scatenato reggae di No Woman no Cry (Bob Marley) e il soul frenetico di Sex Machine (James Brown). Due parole, poi, sul concerto del pianista francese Christian Sauvage: la sua onnivora tavolozza di ispirazioni da Jarrett a Ravel, al Palazzo della Magnifica Comunità di Fiemme non ha reso quanto avrebbe potuto in una sede non esclusivamente concertistica, per esempio un jazz club. A riportare il festival sui binari di un indiscusso mainstream è stato poi il sassofonista americano Scott Hamilton, a guida di un quartetto impreziosito dal pianismo puntuale negli interventi sempre opportuni del vicentino Paolo Birro, e dalla solidità ritmica del genovese Aldo Zunino al contrabbasso e dalla estesa dinamica dello svizzero Alfred Kramer alla batteria.
Alla denominazione d’origine di una manifestazione in crescendo hanno contribuito su tutti le armonie dei Barionda, quintetto di quattro sassofoni baritoni e una batteria (suonata da Mauro Beggio), con Florian Bramböck particolarmente ispirato nell’intrecciarsi ai fiati di Javier Girotto, Helga Plankensteiner, Giorgio Beberi.
Altra ottima prestazione è stata quella del Tinissima Quartet del sassofonista Francesco Bearzatti, con un riuscito progetto dedicato al precursore del cantautorato americano Woody Guthrie (1912-1967), un viaggio musicale che è parsa una curiosa incursione nelle sonorità dell’America rurale, con divagazioni fra i generi musicali, sonorità ironiche, ricerche timbriche e grande rigore nei fraseggi. Che Bearzatti espone con un senso melodico estremamente interessante, assistito dai complementari Giovanni Falzone alla tromba, Danilo Gallo al basso elettrico e Zeno De Rossi alla batteria. Da segnalare infine l’esibizione della Big band della Scuola musicale il Pentagramma di Tesero, giovanissimi alle prese con un genere di musica difficile, affrontato con serietà e divertimento.