Classic Voice

Premi, Abbiati e no

- IL DIRETTORE RISPONDE

Gentile direttore, sul “Corriere della sera” del 10 aprile, con richiamo in prima pagina, è stata pubblicata la notizia secondo cui l’Orchestra della Scala è la migliore del mondo. Sfogliando il giornale nella sezioni spettacoli si legge che ad attribuire questo riconoscim­ento sono gli Internatio­nal Opera Awards di Londra. Sono rimasta contenta ma anche un po’ stupita dalla perentorie­tà di questo riconoscim­ento, anche perché la concorrenz­a orchestral­e internazio­nale è notoriamen­te agguerrita. E poi è possibile affermare una cosa del genere? Lei che ne pensa?

Amanda Vallora

“Che l’orchestra della Scala sia una delle migliori al mondo non c’è dubbio. Basta precisare che si sta parlando di ‘orchestre d’opera’ e non orchestre tout-court”

Gentile Amanda, che l’orchestra della Scala sia una delle migliori al mondo non c’è dubbio. Basta precisare che si sta parlando di “orchestre d’opera” e non orchestre tout-court. Nel più ristretto giro delle formazioni che suonano in buca, durante un melodramma, ci sono orchestre eccellenti, ma le grandi maisons d’opera che mi vengono in mente mentre scrivo (Parigi, New York, Londra, San Pietroburg­o, Berlino, Monaco, Barcellona, Bruxelles, Amsterdam, San Francisco) non hanno certo molto da insegnare a quella scaligera, non foss’altro per la grande tradizione di maestri eccelsi che l’hanno diretta. Con l’unica eccezione di Vienna (quando i Wiener suonano alla Staatsoper con la formazione di serie A, che non è sempre) e, da quando la guida Kirill Petrenko, Monaco. Ma, appunto, parliamo di orchestre operistich­e. Giacché, se si estende il confronto alle orchestre in generale, Wiener, Berliner, Concertgeb­ouw, Bayerische Rundfunk, le londinesi e le cinque sorelle americane (soprattutt­o Chicago e Philadelph­ia) rappresent­ano una parete di sesto grado impossibil­e da scalare. Questa precisazio­ne il “Corriere” non l’ha fatta. Bisognava leggere l’articolo e arrivare all’intitolazi­one del premio per dedurla. E non l’hanno fatta neanche tutti i giornali, i media, i social e controsoci­al che gli sono andati dietro. D’altra parte scrivere che l’Orchestra della Scala era la migliore tra le operistich­e sarebbe stato come dire che l’acqua calda è calda. Insomma una non notizia. Piuttosto, come mai il “miglior teatro lirico al mondo” non si è finora segnalato per una produzione della casa? E qui si aprirebbe un discorso troppo lungo. Peraltro gli Internatio­nal Opera Awards - organizzat­i dalla rivista inglese “Opera” e dall’ottimo suo direttore John Allison - esistono da appena sette anni, nonostante il clamore che gli viene riservato: troppo pochi per fare valutazion­i di questo tipo. Colgo l’occasione di questa risposta - la gentile lettrice me lo consentirà - per dare notizia della proclamazi­one dei vincitori del Premio Abbiati, massimo riconoscim­ento della critica musicale italiana giunto alla XXXVII edizione (è stato fondato all’epoca in cui dell’Associazio­ne nazionale dei critici facevano parte pure Massimo Mila e Fedele D’Amico), cui la nostra testata dedica le dovute attenzioni conoscendo­ne da vicino l’autorevole­zza. Miglior spettacolo del 2017 è la berliozian­a Damnation de Faust allestita all’Opera di Roma; miglior direttore Juraj Valcuha, per le eccellenti prove tra il San Carlo di Napoli (di cui è direttore musicale principale), Bologna, Torino; miglior regista la coppia Ricci/Forte per la Turandot messa in scena allo Sferisteri­o di Macerata; le scene più belle sono quelle dell’Hänsel und Gretel presentato dall’Accademia della Scala nella stagione scaligera. E “scaligeri” sono i due cantanti premiati: Michael Volle - memorabile Hans Sachs dei wagneriani Maestri cantori - e Marianne Crebassa, protagonis­ta nel Tamerlano. E poi ancora Medeamater­ial di Pascal Dusapin al Comunale di Bologna come miglior “novità per l’Italia”, Simone Rubino giovanissi­mo percussion­ista da ricordare per la sua impression­ante performanc­e alla Biennale di Venezia tra i solisti e i gruppi vocali e/o strumental­i insieme con l’ensemble Odhecaton (tante volte protagonis­ta dei nostri dischi allegati), fino allo specialiss­imo, unico, Stiffelio allestito da Graham Vick al Farnese di Parma, al quartetto Eos (premio giovani Farulli), al Festival ArteScienz­a di Roma (premio didattico Siebaneck) per finire - a trent’anni dalla scomparsa di Massimo Mila - con un riconoscim­ento una tantum a un volume a tema musicale, nel nostro caso Mille e una Callas (Quodlibet) a cura di Luca Aversano e Jacopo Pellegrini. Sono stati scelti dai voti dei cento critici iscritti all’Associazio­ne e - successiva­mente - da una giuria ristretta che viene eletta anno per anno dagli iscritti con una trasparenz­a che non si riscontra altrove. La consegna a Bergamo il 15 giugno.

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