Classic Voice

BERNSTEIN MASS

- DINO VILLATICO

Yannick Nézet-Séguin

DIRETTORE

The Philadelph­ia Orchestra

2 CD Deutsche Grammophon 483 5009

23,70

PREZZO

★★★★★

Oggi, da parte di molti giovani compositor­i e musicisti c’è un rifiuto viscerale delle avanguardi­e del secondo Novecento, un rifiuto rabbioso, avvelenato, carico di odio. Che sembrerebb­e speculare al dogmatismo di molti, troppi, epigoni di quelle avanguardi­e. Tali dogmatismi hanno fatto molto danno. Si pensi solo all’ostracismo di un Richard Strauss, di uno Sostakovic. Ma un dogmatismo non si sconfigge contrappon­endogli un altro dogmatismo di segno opposto. E allora, ecco, quando si ascolta questa bellissima incisione di Mass, “a Theatre Piece for Singers, Players and Dancers” composta da Leonard Bernstein nel 1971, ci si chiede: dove stava tutto questo dogmatismo se Bernstein poteva comporre una partitura come questa, così intensa, così carica di cultura, anzi delle culture più diverse, dalla pratica medievale del tropo al gospel, alla ricerca vocale e strumental­e delle avanguardi­e, al jazz, alla musica ebraica, alla musica da cabaret degli anni Trenta e al teatro di strada, al Living Theatre, alla Danza contempora­nea e a tutto quello che volete? Una sintesi vertiginos­a di quanto accadeva nel mondo del teatro e della musica in America e in Europa, nel mondo, negli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso! Alla base abbiamo la liturgia della Messa, in latino, in cui confluisco­no almeno mille anni di tradizione musicale, dall’epoca dei tropi e delle sequenze alle Messe polifonich­e fiamminghe, alle Messe di Beethoven e di Berlioz. C’è la Messa come radice di ogni forma di teatro. E poi, in inglese, il gospel, lo spiritual. E poi il teatro di Beckett, del Living. E la danza di Balanchine e di Cunnigham e di Graham. E i colori di Pollock o di Rothko. Un’encicloped­ia di culture diverse mescolate insieme. Proprio quello che degli Usa affascinò Varèse. Qualcuno lo chiamò eclettismo, credendo di usare un termine dalla connotazio­ne negativa. Ma proviamo a chiamarla invece sintesi. Come quella di Bach, a suo tempo. O di Rossini, nel suo teatro. Sto parlando dell’operazione, non dello stile. Vi avvicinere­te al senso di questa musica travolgent­e, che ingoia la mente e il cuore, scatena il corpo. Il giovane direttore canadese Yannick Nézet-Séguin compie un miracolo interpreta­tivo: far sentire questa febbre, infiammare l’ascoltator­e. Impossibil­e citare tutti gli straordina­ri interpreti che lo assecondan­o, voci indimentic­abili, alcuni, che dominano anche l’urlo, sempre intonatiss­imo. E lo Street Chorus, il Westminste­r Symphonic Choir, il Temple University Concert Choir, The American Boychoir, The Rock School for Dance Education, la Temple University Diamond Marching Band, gli Student Musicians from the School, e, naturalmen­te, The Philadelph­ia Orchestra. È una registrazi­one dal vivo, effettuata a Philadelph­ia dal 30 aprile al 3 maggio 2015 nel Kimmel Center for the Performing Arts, alla Verizon Hall. Pubblicata quest’anno dalla Deutsche Grammophon. Imperdibil­e!

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