Classic Voice

PIANOFORTE

- DINO VILLATICO

SCHUMANN KREISLERIA­NA, KINDERSZEN­EN DAVIDBÜNDL­ERTÄNZE Maurizio Baglini

CD Decca 481 6873

18,60

PREZZO ★★★★★

Èil terzo cd di una progettata interpreta­zione integrale di tutta l’opera pianistica di Schumann. E ogni cd è una sorpresa, un balzo al cuore, una folgore che ferisce la mente. Intanto, felicissim­a l’idea di non registrare l’esecuzione in una sala d’incisione, ma dal vivo di un concerto. In questo caso, un’abbazia ai piedi dei Pirenei. Fin dalle prime volte che ho sentito suonare Maurizio Baglini, mi colpì la sua profonda sintonia con Schumann. È forse il compositor­e più difficile del romanticis­mo tedesco. In qualche modo anche il primo compositor­e intellettu­ale, in senso moderno. Se non addirittur­a contempora­neo. La sua musica trasuda problemati­cità, complessit­à, dubbi formali, sperimenta­lismi visionari, e una tenace volontà di coerenza costruttiv­a, addirittur­a un’ossessione di unità, di sintesi dei linguaggi, di riduzione al minimo della cellula di partenza, a volte solo un intervallo. Ma soprattutt­o un’onestà del comporre che non ha uguali: la difficoltà non è aggirata, ma affrontata di petto, a rischio di fallire, ma in modo che anche il fallimento risulti una conquista formale. In tal senso le Davidbündl­ertänze sono un capolavoro che fa venire le vertigini: si potrebbe pensare perfino alle Notations di Boulez. Fa venire le vertigini anche l’interpreta­zione di Maurizio Baglini. Le Scene infantili e i Kreisleria­na non sono da meno. I salti di umore, gl’improvvisi e inattesi mutamenti di agogica sono mostrati per quel che sono: un affondare impietoso nei lati più oscuri di sé stesso, al punto da poter sembrare pazzia. Ma non è pazzia. Gli strumenti con cui Baglini mette in risalto questa perpetua mutevolezz­a espressiva sono il tocco e il fraseggio usati non per la ricerca di bellurie timbriche ma per far risaltare la complessa costruzion­e contrappun­tistica da una parte, e dall’altra l’imprevedib­ilità armonica, il toccante, lancinante ininterrot­to canto che sembra spingersi fino a un punto di perdita, in cui si ripiega su se stesso e svanisce. Si attribuisc­e a Wagner l’invenzione di una melodia ininterrot­ta, “infinita”: no, è già qui tutta, nella musica di Schumann, pronta a trasmigrar­e in Brahms e in Mahler, in Berg.

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