Classic Voice

KNAIFEL LUKOMORIYE

- CARLO MARIA CELLA

Oleg Malov

PIANOFORTE

Tatiana Melentieva

SOPRANO

Piotr Migunov

BASSO

Lege Artis CORO

Boris Abalian

DIRETTORE

Ecm New Series 481 1259 CD

17,90

PREZZO

★★★★★

La musica di Aleksandr Knaifel (Tashkent, 1943) nasce dallo stesso scrupolo “mistico” di Arvo Pärt, John Tavener, Henryck Gorecki, Sofia Gubaidulin­a, Valentin Silvestrov: come scrivere qualcosa che sia degno del silenzio che lo precede e lo seguirà. Lukomoriye, che si fatica a tradurre come “curva del mare” e Tommaso Landolfi risolse con “mare lunato”, è la terra di fantasia che un altro Aleksandr, Puškin, nella sua introduzio­ne al poema Ruslan e Ljudmila popola di figure e personaggi da sogno. Knaifel la traspone come “fiaba di brezze gentili” per un “pianoforte magico”, e il pianista la bisbiglia su arpeggi che invitano a immaginare un mondo che non c’è.

Mettete insieme queste due vaghezze e avrete un poco l’idea di quel che il quarto album di Aleksandr Knaifel per la Ecm offre al nostro bisogno di vivere a un’altra velocità e di disconnett­erci dal furto elettronic­o organizzat­o. Knaifel, compositor­e uscito insieme a molti altri dai rifugi con la caduta del muro, scrive con l’innocenza di un bambino. Gli otto pezzi della nuova raccolta lo raccontano dal 1994 al 2009: due per coro, che sono preghiere per lo Spirito Santo (O Comforter, 1995, O Heavenly King, 1994); due “lieder” molto sui generis per voce e pianoforte (Bliss per soprano, ancora da Puškin, 1997; O Lord of all my life per basso, 2009); quattro per pianoforte solo (A mad tea-party, 2007; This Child, 1997; Confession, 2003-2014; Lukomoriye, 2002-2009).

Si trascorre da stupore a stupore. Le preghiere sono “vere”; Bliss non è un Lied ma uno scioglilin­gua che il pianoforte rincorre con poche note ribattute; O Lord of all my life è un lamento a mezza voce che si allontana una vita dalla linea dei gloriosi bassi russi. Nei quattro pezzi per pianoforte (e tintinnio di crotali) si cade nell’ipnosi di una distillazi­one di note e di accordi in cui il comporre è quasi tutto concentrat­o nel dominio di pause e silenzi irregolari. Più che ascolto, esperienza di vita.

Ps: non ci sono note d’autore né saggi introdutti­vi nel libretto. Solo i versi delle preghiere e di Puskin che le voci cantano e il pianoforte interioriz­za. Nulla da spiegare. Basta aprire le orecchie.

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