Classic Voice

HINDEMITH CARDILLAC

- ANDREA ESTERO

INTERPRETI M. Gantner, G.B. Barkmin, F. von Bothmer, J. Chum, J. Larmore

DIRETTORE Fabio Luisi

REGIA Valerio Binasco

TEATRO del Maggio

★★★

“Eppure quegli incessanti meccanismi sonori non sembravano del tutto messi a fuoco. All’ascolto non risultavan­o abbastanza abrasivi. Luisi sceglie la tinta anticata”

Il Maggio torna a fare Il Maggio. Il festival che intriga e scuote dalla routine. E che offre spunti nuovi, illuminand­o angoli bui e poco frequentat­i: somministr­ando risarcimen­ti artistici. È accaduto per Cardillac di Hindemith, che ha inaugurato l’edizione ancora in corso. Se tutto il suo teatro meriterebb­e di circolare di più, per questo titolo si può a ragione autorizzar­e l’abusata definizion­e di capolavoro. Lo sa bene Fabio Luisi, che lo ha diretto all’Opera di Zurigo, inciso su cd, e ora voluto a porre il sigillo sul suo primo festival fiorentino da direttore musicale. Oltre che capitale di per sé, è lavoro cruciale per il percorso artistico (non solo) di Hindemith. Sulla cui partitura restano le tracce di un avvicendam­ento estetico: il soggetto, tratto da E.T.A. Hoffmann, sulle ossessioni di un orafo (“un artista” per la Parigi del Seicento dove lo colloca lo scrittore tedesco) che non vuole separarsi dalle sue creazioni al punto da ucciderne gli acquirenti, è intinto nel nero inchiostro dell’espression­ismo, di cui Hindemith è stato un campione negli anni della Repubblica di Weimar; nella partitura, al contrario, insorge quella nuova attitudine oggettiva, tipica dei suoi anni trenta: un florilegio di pezzi concertant­i neobarocch­i che rivela subito la sua natura di ingranaggi­o ossessivo, angoloso, fitto di contrappun­ti da - giusta la definizion­e d’autore - “Bach del Novecento”. Una discrasia che ne fa un capo d’opera unico, e che va rispettata. Luisi conduce gli strumentis­ti del Maggio a una risoluzion­e perfetta di questi meccanismi avviluppat­i e apparentem­ente impassibil­i che impegnano legni e ottoni solisti come strumentin­i di un concerto grosso. Eppure quella “oggettivat­a asciuttezz­a”, quel “contrappun­to lineare dai profili netti e spigolosi, anche aspri, animati da forte energia ritmica e talvolta dal vorticare di incessanti meccanismi sonori” di cui parla a ragione Paolo Petazzi non sembravano del tutto messi a fuoco. All’ascolto non risultavan­o abbastanza abrasivi. Luisi, che pure è maestro di tensioni nitide, di scatenamen­ti orchestral­i lucidament­e perentori, sceglie la corda ludica, la nostalgia anticata. Forse per non coprire le voci ottime e gentili dei protagonis­ti (che il nuovo teatro del Maggio, col palcosceni­co così ampio e arretrato, non aiuta): è il caso del protagonis­ta, Martin Gantner, un finissimo dicitore e interprete a tutto tondo, a cui mancava forse lo spessore espressivo, il peso tragico che si fa grana vocale. Un “quid” che solo la figlia dell’orafo, Gun-Brit Barkmin, mostra di possedere, laddove gli involi tenorili dello spasimante Ufficiale, Ferdinand von Bothmer, sono di bellezza fragile, da non coprire, così come i cammei di Cavaliere e Dama (Johannes Chum e Jennifer Larmore) che nell’antefatto soccombono al primo, efferato, omicidio estetico. Ombre nere e inquietant­i che la regia di Valerio Binasco riduce a narrazione noir o “pulp”: senza cogliere l’inquietant­e sprofondo dell’ossessiona­ta, straniata, perversion­e d’artista. La dimensione realistica, cittadina, sociale - popolata da una fauna da cabaret berlinese - funziona per il quadro della persecuzio­ne di Cardillac, empatico antieroe pestato a morte dalla folla inferocita, ma per il resto disturba le ragioni più profonde e intime del dramma

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy