CHOPIN, SCRIABIN STOCKHAUSEN
Daniele Pollini
PIANOFORTE
Dg 481 6917 CD
18,60
PREZZO
★★★★
Èdifficile quanto necessario nell’ascolto di questo disco esorcizzare l’ombra paterna, obiettivamente troppo incombente, cogliere quindi l’individualità piuttosto che le ricorrenze suggerite dai due autori, Chopin e Stockhausen, appartenenti al dominio paterno. A distrarre dalla tentazione c’è Scriabin, autore del tutto estraneo all’esperienza e alle predilezioni di Maurizio e qui invece chiave significativa per entrare nel recinto di Daniele che vive la musica non solo come interprete - al pianoforte e sul podio direttoriale - ma come compositore, attratto dalle suggestioni di quel mondo sonoro che probabilmente ha trovato motivazioni dalla costante frequentazione sciarriniana come da quelle del più aperto versante dell’elettronica. Per dire come nell’ascoltare la ricca antologia dell’ultimo Scriabin occorra cogliere un punto d’osservazione particolare; dimenticare l’affermazione di uno che nel gorgo del musicista russo si è calato fino al delirio come Richter, quando diceva che Scriabin non è pane di cui nutrirsi ogni giorno ma piuttosto un liquore inebriante di cui ci si ubriaca ogni tanto. Lontano dall’ubriachezza Daniele Pollini rivive questi estremi deliri con una visione consapevole di quali veleni si celino dietro il disfarsi delle forme nei presaghi Preludi dell’op. 74 o nel rovello di Vers la flamme e tuttavia ricreandone la suggestione attraverso un atteggiamento riflessivo che è al tempo stesso un modo di plasmare la materia in senso plastico; che è un tratto riconoscibile anche nel modo di confrontarsi con gli Studi chopiniani dove alla scioltezza di alcuni si contrappone in altri un senso più marcato di possesso che ci allontana da quell’ideale di uno Chopin “improvvisato” sognato da Gide quando pensava che la frase musicale, formantesi sotto le dita dell’interprete, “sembri uscir da lui, lasciandolo stupito e invitandoci suadente a partecipare al suo rapimento”.