SCARLATTI ORATORIO PER LA SANTISSIMA TRINITÀ
Linda Campanella,
SOLISTI
Silvia Bossa, Gianluca Belfiori Doro, Mario Cecchetti, Carlo Lepore Alessandro Stradella
ENSEMBLE Estévan Velardi
DIRETTORE
2 CD Brilliant Classics 95535 10,10
PREZZO
★★★
Nel 2003 ancora era fresca di riscoperta questa geniale partitura scarlattiana del 1715, scovata sul mercato antiquario dal musicologo Mario Marcarini. In quell’anno fu registrata due volte: nel febbraio a Genova e nell’ottobre a Parigi, ma ad uscire l’anno seguente su etichetta Virgin/Erato fu proprio quest’ultima, con uno stellare cast diretto da Fabio Biondi nel quale figuravano Roberta Invernizzi, Véronique Gens, Vivica Genaux, Paul Agnew e Roberto Abbondanza. A noi, digiuni degli arcana industriae, sembra deplorevole che il maestro Velardi abbia dovuto attendere tre lustri per pubblicare la propria versione, benché ci sovvenga di averne visto un annuncio recente entro la cofana in 30 volumi di una “Scarlatti Edition” assemblata da Brilliant a forza di ristampe in sub-licenza da etichette indipendenti. Lasciando ai più esperti i problemi di archeologia digitale, diremo senza ambagi e senza offesa per alcuno che la Trinità “genovese” non ci pare all’altezza della concorrente “parigina”. Ciò principalmente a causa di un cast vocale che, seppur decoroso nel complesso, ha le uniche punte di relativa eccellenza nel soprano Linda Campanella (Fede), vocata al cantabile elegiaco, e nel basso Carlo Lepore (Tempo), incline allo stile parlante anche nelle arie. L’altro soprano Silvia Bossa (Amor divino), il contraltista Gianluca Belfiori Doro (Teologia) e il tenore Mario Cecchetti (Infedeltà) hanno tutti, chi più chi meno, problemi di controllo del vibrato e incertezze d’intonazione che si fanno più sensibili nei passi di agilità. Frutti forse d’inesperienza; certo è che la concertazione, prudente e slentata ai confini del sopore, non sembra aiutare né i vocalisti né un complesso strumentale dove pure non mancano individualità solistiche capaci di variare e accentare con gusto, ad esempio il primo violino Fabrizio Cipriani o la tiorba Evangelina Mascardi.
Luci e ombre pure nelle note di corredo. Se la guida all’ascolto a cura del citato Marcarini offre utili elementi di analisi musicale e una stringata sinossi dell’azione, l’usuale politica risparmiosa dell’etichetta olandese nell’esiliare i testi cantati sul proprio sito web si rivela stavolta più discutibile che mai. Com’ebbe a dire Goethe circa il libretto del Flauto magico, occorre più intelligenza per comprenderne le bellezze che per criticarne le debolezze. Che poi tali non sono, bensì una sceneggiatura di “concetti predicabili” al pari di quanto accade in altri capolavori oratoriali grosso modo coevi come la Santa Pelagia di Stradella (ca. 1675) o Il Trionfo del tempo e del disinganno (Händel, 1707). Si può capire che il messaggio teologicomorale suoni ostico alla maggior parte delle orecchie moderne – vuoi agnostiche, vuoi aduse a uno stile omiletico più concreto – ma senza uno schermo di I-pad a portata di mano si rischia di far naufragio nel gargarismo asemantico.