INDUSTRIA IN CRISI
12 Agosto 1915
Caro Illica,
Prima di tutto auguri perché le conseguenze della toma siano leggere e presto reparabili.
Quanto alla di lei offerta di un contratto per “Italia” con un benefico anticipo sono purtroppo e dolorosamente obbligato a rispondere con un rifiuto. Questa santa e benedetta guerra che porterà certamente dei frutti meravigliosi all’albero già rigoglioso della nostra Italia è un disastro incommensurabile per la nostra industria. Non entro in dettagli, ma le faccio soltanto osservare che le sorgenti di prosperità nostra sono quasi tutte inaridite, prima di tutte la succursale di Lipsia che era la più importante delle nostre filiali estere. E che cosa dire dei teatri? e dei lavori litografici alle Officine?
Mio caro Illica, se le mie macchine potessero lavorare del cotone, della lana o del ferro avrei i mezzi di dare dei benefici anticipi a molta gente – ma la carta imbrattata non ha corso, almeno per ora, e tutti i miei sforzi sono rivolti a provvedere del necessario più di duecento famiglie di impiegati e di operai, addetti alla nostra Ditta. Auguro che i tempi fra non molto volgano migliori e allora sarò ben felice di potere dar corso alla sua richiesta.
In bocca al lupo, caro Illica, se mai si avvicinasse al tiro dei Kaiserlich e un abbraccio dal suo aff°
Tito Ricordi