BERLINER PHILHARMONIKER THE ASIA TOUR
Sir Simon Rattle DIRETTORE Berliner Philarmoniker
ORCHESTRA
Seong-Jin Cho, Yuja
PIANOFORTE
Wang
5 CD E 1 BLU RAY Berliner Philarmoniker
d. d.
PREZZO
★★★
Cinque cd e 1 video blu ray, che registrano la tournée dei Berliner Philarmoniker in Asia. Quattro cd ai concerti di Tokyo. L’ultimo, il quinto, a un concerto tenutosi a Berlino, nella bellissima e avveniristica sede storica dei Berliner, prima della partenza per il “tour”. Il Video Blu-ray è dedicato ai concerti tenutisi in Cina, a Hong Kong e a Wuhan, e in Corea del Sud, a Seoul. Le registrazioni non prevedono i concerti tenutisi a Guangzhou, Shanghai, Kawasaki. Una registrazione di carattere celebrativo, dunque. E di una grande orchestra, che indubbiamente merita di essere celebrata. L’intento celebrativo è dimostrato anche dalla scelta del repertorio: Richard Strauss
(Don Juan), Brahms (Quarta Sinfonia), Rachmaninov (Terza Sinfonia), musicisti tra i più acclamati da tutto il mondo. Il Novecento è rappresentato da Bartók (Secondo Concerto per pianoforte), Stravinskij (il bellissimo Petrushka, splendidamente eseguito) e Ravel, con il Concerto per pianoforte in sol maggiore: perfetto il colpo di frusta iniziale, come raramente si ascolta, e assolutamente eccezionale il giovanissimo pianista sudcoreano Seong-Jin Cho, per delicatezza di tocco e precisione della lettura, qualità che si mostrano ancora più incisive nel bis, Reflets dans l’eau di Debussy: vi si ammira, infatti, una maestria impressionante della nuance. Naturalmente anche Rachmaninov è un compositore del Novecento, ma il pubblico lo percepisce ancora quasi come un compositore romantico. Unica pagina contemporanea fresca d’inchiostro è Chorós Chordón della compositrice sudcoreana, ma ormai berlinese, Unsuk Chin, commissionata dalla stessa Orchestra di Berlino. Scrittura raffinata e delicatissima. Aggiornatissima, ma tutt’altro che spiazzante. Anzi appare subito seducente anche per un orecchio che non ami troppo la musica di oggi. Quanto a Rattle, indiscutibile, come sempre, appare la sua alta professionalità. Con alcuni tratti di genio, per esempio in
Petrushka, in Bartók, nella ricchezza timbrica e precisione ritmica del concerto raveliano, a conferma che il suo repertorio più congeniale resta la musica della prima metà Novecento, oltre al tardo e tardissimo Ottocento. La chicca forse di tutte queste registrazioni è un bis, che Rattle offre al pubblico di Tokyo con una fantasia timbrica, una libertà melodica, un godimento armonico inimitabili: Dvorák, la seconda delle
Danze Slave op. 72. Una delizia che, quando finisce, si è tentati di urlare: ancora! ancora! Ma, tutto ciò detto, ci si chiede: a che servono, a chi giovano, registrazioni simili? D’accordo che c’è la crisi della riproduzione musicale. Ma album così provvisori e raffazzonati come questo servono a superarla?