Classic Voice

SOSTAKOVIC SINFONIE N. 4 E 11

- PAOLO PETAZZI

Andris Nelsons DIRETTORE Boston Symphony

ORCHESTRA

2 CD Dg 483 5220

18,60

PREZZO

★★★★★

Prosegue con la Quarta (1934-35) e l’Undicesima (1957) la registrazi­one integrale delle sinfonie di Sostakovic con la Boston Symphony Orchestra guidata dal suo direttore principale Andris Nelsons. Le precedenti pubblicazi­oni di questo ciclo hanno ottenuto un grammy nel 2016 (n. 10) e nel 2017 (n. 5, 8 e 9) per la “migliore performanc­e orchestral­e” e anche i due cd con la Quarta e l’Undicesima sono degni di ogni riconoscim­ento da questo punto di vista: l’orchestra suona in modo splendido ed è magnificam­ente registrata. Sulle interpreta­zioni di Nelsons si può avere forse qualche dubbio, una volta che se ne sia riconosciu­ta l’impeccabil­e, virtuosist­ica efficienza. Sulla Undicesima non c’è nulla da dire: dedicata alle tragedie del 1905, non è certo la migliore sinfonia di Sostakovic, perché scade nella banalità illustrati­va, pur con una indiscutib­ile qualità artigianal­e cui Nelsons rende piena giustizia. All’estremo opposto si colloca la Quarta, che per molti aspetti è un enigma non risolto. Dopo gli attacchi contro l’opera Lady Macbeth del distretto di Mzensk Sostakovic aveva ritenuto prudente ritirare la Quarta quando ne erano iniziate le prove: la prima esecuzione pubblica ebbe luogo solo dopo un quarto di secolo, nel 1961 (diretta da Kondrashin). La Quinta fu presentata come una autocritic­a; ma è lecito pensare che non solo per prudenza e opportunis­mo l’autore abbia ritirato la Quarta, di cui in seguito scrisse che soffriva “di una certa mania di grandezza”. Forse non tutto è risolto nella enigmatica complessit­à di questo lavoro, concepito in tre grandi blocchi che finiscono sempre in un cupo pianissimo. È anche la prima sinfonia in cui affiora con chiarezza qualche reminiscen­za di Mahler, che convive peraltro con asprezze “oggettive” alla Hindemith. Nelsons adotta tempi più lenti di quelli di Kondrashin, e sottolinea ogni dettaglio con forte evidenza. In un lavoro di così affascinan­te problemati­cità può essere una proposta. Il dubbio subentra dopo che la luce dell’efficienza ha abbacinato l’ascoltator­e: non si rischia di fermarsi un poco all’esterno?

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