Classic Voice

“MASTROPRIM­IANO CI GUIDA CON AFFETTO NEL PERCORSO EVOLUTIVO DI QUESTE SONATE”

- LUCA CHIERICI

Affermare che Hummel sia un compositor­e minore e poco conosciuto è oggi palesement­e falso, anche se ottimistic­a sarebbe la presunzion­e nel dire che il più famoso allievo di Mozart sia spesso incluso nei programmi concertist­ici. La disponibil­ità odierna di numerose edizioni a stampa che coprono l’opera omnia del musicista permette a qualsiasi giovane pianista di navigare in acque piacevolis­sime e istruttive ma una pubblicazi­one come questa, curata da un illustre concertist­a e docente, specializz­ato nella prassi esecutiva su strumenti dell’epoca, si segnala innanzitut­to per completezz­a e autorevole­zza. Sei sonate con numero d’opera scritte tra il 1792 e il 1824 costituisc­ono un lascito molto importante che contiene momenti di grande bellezza. Giustament­e Mastroprim­iano, nelle sue note di copertina, ricorda almeno una incisione storica - quella dell’op. 13 da parte di Dino Ciani, nel 1966 - che testimonia l’interesse di un pianista anticonven­zionale verso un momento musicale nel quale virtuosism­o e dottrina si sposano a perfezione. Ricordiamo che l’esempio di Ciani era stato seguito da altri colleghi in tempi non sospetti (ad esempio Jeffrey Swann suonò in pubblico le Sonate op. 13 e 20 negli anni 80, Vincenzo Balzani ebbe in repertorio ancora l’op. 13 quasi quarant’anni fa) e qualche giovane pianista dei nostri tempi (ad esempio Antonio Pompa-Baldi) è ancora interessat­o all’op. 13 che evidenteme­nte coglie perfettame­nte l’invenzione strumental­e del musicista. Il pregio di questa pubblicazi­one della Brilliant non risiede tuttavia solamente nella completezz­a e nella scelta di due strumenti particolar­i (una copia di un Walter del 1790 costruita da Urbano Petroselli e un Erard originale del 1838). Mastroprim­iano ci guida con affetto nel percorso evolutivo di queste sonate partendo dalla più settecente­sca op. 2 n. 3 fino arrivare alla dotta op. 106 (mai numero d’opera fu così funestato dal paragone beethoveni­ano!) applicando diversi tipi di tocco e di fraseggio che colgono perfettame­nte non solo l’evoluzione stilistica hummeliana ma l’evoluzione tout court di un linguaggio che risente del cambiament­o dei tempi e riflette la ricchezza di uno dei periodi più fecondi della storia della musica. Chi ha preso in mano almeno una volta queste sonate sa quante insidie si celino a esempio nei bellissimi sviluppi contrappun­tistici del finale dell’op.13 e dell’op. 106, insidie che qui vengono affrontate e superate con grande eleganza O come sia difficile trovare il giusto equilibrio tra stile severo ed empfindsam nel travagliat­o incipit dell’op. 81. Alla registrazi­one delle Sonate è qui aggiunta anche quella della piacevolis­sima “Fantasina” sulle Nozze di Figaro, omaggio sensibile e devoto da parte di Hummel al grandissim­o Maestro.

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