SCARLATTI SONATE (VOL.1)
Federico Colli
PIANOFORTE
Chandos 10988 CD
20,90
PREZZO
★★★★
L’accenno nel titolo di questo cd (“volume primo”) farebbe pensare a un lavoro in grande che prevede più uscite, se non proprio una integrale che sarebbe peraltro stata annunciata con maggiore impatto pubblicitario. Scarlatti è nelle corde espressive dell’ancor giovane vincitore del Concorso di Leeds del 2012 (Colli è nato nel 1988) e dall’ascolto di questo cd si capisce subito che al pianista interessano più le mutevolissime varietà di umore che condizionano l’infinita serie di questi piccoli capolavori piuttosto che le pur interessanti questioni relative all’approccio pianistico di musiche concepite in origine per tutt’altro strumento. Tanto che le sedici Sonate che compongono il disco, registrato nell’estate del 2017, vengono suddivise da Colli in quattro gruppi, rispettivamente e un poco arbitrariamente intitolati “The power of illusion”, “Live happily!”, “The return to order” e “Enchantment and prayer”. Si ricorre quindi a immagini che farebbero pensare a una di quelle antologie di musica barocca che andavano di moda alla fine del secolo XIX e che poco hanno di credibile se non la visione da parte del pianista di un mondo che lo affascina in modo particolare. L’interpretazione di Colli si allontana spesso dalle vie ordinarie - chiunque lo potrà constatare almeno nel caso delle sonate più note - e potrà apparire a molti piuttosto personale e a tratti infondata. Ma è vero che oggi stiamo vivendo un periodo di reazione fin troppo decisa al rigore che aveva contraddistinto l’approccio musicale negli ultimi trent’anni del secolo scorso. E almeno nel caso di Colli si può stare certi che quelle che a volte si potrebbero definire arbitrarietà espressive si accompagnano a una serietà professionale e a un dominio della tastiera che sarebbe assurdo negare. Il fatto che in certi momenti (ad esempio nella Sonata K 492) l’approccio di Colli possa rammentare la migliore Landowska - interprete che riusciva a conciliare il rispetto del segno con una forte componente di improvvisazione - non va certo a detrimento della figura e dell’impresa del nostro pianista. Quando Colli si lascia andare al virtuosismo più sfrenato (si ascolti l’eccellente esecuzione della Sonata in la maggiore K 39) si avvicina ai risultati del migliore Horowitz; nelle Sonate meditative (da lui appunto raccolte sotto il titolo di “Incanto e preghiera”) Colli esibisce una qualità di suono preziosa che potrebbe far pensare a un’altra influenza, quella di Emil Gilels.