CITTÀ DI CASTELLO
INTERPRETI B. Manoni, S. Falorni, D. Francesconi, C. Beck, A. McGuinness
DIRETTORE Mario Cecchetti
REGIA Tony Contartese
TEATRO degli Illuminati
★★★★
“Responsabile in solido di regia, scene e costumi, Tony Contartese corteggiava l’immaginario infantile con personaggi e simboli da libro di fiabe o, più modernamente, da fumetto”
Illuminati? Nulla a che fare con la leggenda sulfurea dell’omonima setta bavarese. Questi innocui Accademici Illuminati della Val Tiberina erano nati più di un secolo prima; nel 1666 edificarono un teatrino
di legno, poi più volte rifatto e dato in gestione al Comune di Città di Castello. All’interno della graziosa bomboniera da 400 posti (quattro ordini di palchi e un loggione) il Festival delle Nazioni ha celebrato il suo omaggio alla Repubblica Ceca con un allestimento della favoletta musicale di Hans Krása che rievoca una fra le peggiori tragedie nella storia del Novecento. Dal “Lager modello”di Terezín/ Theresienstadt, dove le rappresentazioni erano state filmate come fiore all’occhiello dalla propaganda del regime nazista, il compositore e gran parte dei piccoli interpreti presero poco dopo la via del crematorio.
I bambini e gli adolescenti della cittadina umbra - età apparente fra i 7 e i 18 anni, un certo mélange di etnie a riprova che qui si fa davvero integrazione - non parevano affatto schiacciati dal peso di un’eredità tanto sinistra. Hanno cantato, ballato e recitato con la spontanea freschezza conveniente all’età; qualcuno dimostrando anche talenti scenici e vocali che, se opportunamente coltivati, potranno fiorire in un prossimo futuro. Fra i migliori in campo: Beniamino Manoni (Pepi ek), Sofia Falorni (Aninka) e Carolyn Beck (Poliziotto); Aisling McGuinness (Cane) incarnava a meraviglia il suo cammeo zoologico. Il piccolo ensemble da camera era coordinato con fluido dinamismo da Mario Cecchetti, le voci bianche dell’associazione Octava Aurea salivano addirittura in cattedra con il coro “Mammina guardaci” (Atto II/6), bissato a furor di popolo. Responsabile in solido di regia, scene e costumi, Tony Contartese corteggiava l’immaginario infantile con personaggi e simboli da libro di fiabe o, più modernamente, da fumetto; non rinunciando neppure a sdrammatizzare la stella di David sotto le forme cangianti di monete, soli e stelle. L’orrore rimosso e negato in nome della speranza come in un fortunato film di Benigni. Si potrebbe discutere se questo sia il miglior modo di combattere il negazionismo infame di sedicenti storici revisionisti; ad ogni modo tale era appunto il messaggio che Krása e il suo librettista Hoffmeister volevano lasciare in eredità ai posteri: il trionfo del Male è provvisorio se i buoni si uniscono a resistergli. C’è materia di riflessione per gli adulti di oggi e di domani.