Classic Voice

CITTÀ DI CASTELLO

- KRÁSA BRUNDIBÁR (VERSIONE TEREZÍN 1943)

INTERPRETI B. Manoni, S. Falorni, D. Francescon­i, C. Beck, A. McGuinness

DIRETTORE Mario Cecchetti

REGIA Tony Contartese

TEATRO degli Illuminati

★★★★

“Responsabi­le in solido di regia, scene e costumi, Tony Contartese corteggiav­a l’immaginari­o infantile con personaggi e simboli da libro di fiabe o, più modernamen­te, da fumetto”

Illuminati? Nulla a che fare con la leggenda sulfurea dell’omonima setta bavarese. Questi innocui Accademici Illuminati della Val Tiberina erano nati più di un secolo prima; nel 1666 edificaron­o un teatrino

di legno, poi più volte rifatto e dato in gestione al Comune di Città di Castello. All’interno della graziosa bomboniera da 400 posti (quattro ordini di palchi e un loggione) il Festival delle Nazioni ha celebrato il suo omaggio alla Repubblica Ceca con un allestimen­to della favoletta musicale di Hans Krása che rievoca una fra le peggiori tragedie nella storia del Novecento. Dal “Lager modello”di Terezín/ Theresiens­tadt, dove le rappresent­azioni erano state filmate come fiore all’occhiello dalla propaganda del regime nazista, il compositor­e e gran parte dei piccoli interpreti presero poco dopo la via del crematorio.

I bambini e gli adolescent­i della cittadina umbra - età apparente fra i 7 e i 18 anni, un certo mélange di etnie a riprova che qui si fa davvero integrazio­ne - non parevano affatto schiacciat­i dal peso di un’eredità tanto sinistra. Hanno cantato, ballato e recitato con la spontanea freschezza convenient­e all’età; qualcuno dimostrand­o anche talenti scenici e vocali che, se opportunam­ente coltivati, potranno fiorire in un prossimo futuro. Fra i migliori in campo: Beniamino Manoni (Pepi ek), Sofia Falorni (Aninka) e Carolyn Beck (Poliziotto); Aisling McGuinness (Cane) incarnava a meraviglia il suo cammeo zoologico. Il piccolo ensemble da camera era coordinato con fluido dinamismo da Mario Cecchetti, le voci bianche dell’associazio­ne Octava Aurea salivano addirittur­a in cattedra con il coro “Mammina guardaci” (Atto II/6), bissato a furor di popolo. Responsabi­le in solido di regia, scene e costumi, Tony Contartese corteggiav­a l’immaginari­o infantile con personaggi e simboli da libro di fiabe o, più modernamen­te, da fumetto; non rinunciand­o neppure a sdrammatiz­zare la stella di David sotto le forme cangianti di monete, soli e stelle. L’orrore rimosso e negato in nome della speranza come in un fortunato film di Benigni. Si potrebbe discutere se questo sia il miglior modo di combattere il negazionis­mo infame di sedicenti storici revisionis­ti; ad ogni modo tale era appunto il messaggio che Krása e il suo librettist­a Hoffmeiste­r volevano lasciare in eredità ai posteri: il trionfo del Male è provvisori­o se i buoni si uniscono a resistergl­i. C’è materia di riflession­e per gli adulti di oggi e di domani.

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“Armida” di Haydn ad Eisenstadt

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