Classic Voice

MAHLER SINFONIA N.7

- ENRICO GIRARDI

Adam Fischer DIRETTORE Düsseldorf­er Symphonike­r

ORCHESTRA

CD Avi 8553395 e Avi 8553349

d. d.

PREZZO

★★★

Questi due dischi sono rispettiva­mente la quarta e la prima tappa di un ciclo integrale di incisioni delle 9+1 Sinfonie di Mahler che Adam Fischer ha intrapreso nel 2015 con l’intento di completare il progetto entro il 2021. Il direttore ungherese lo va effettuand­o con l’Orchestra Sinfonica di Düsseldorf, di cui è direttore stabile. Si tratta di incisioni dal vivo registrate alla Tonhalle della città della Ruhr e colpiscono fin dalle prime note per la loro originalit­à. Se infatti l’alta frequentaz­ione delle esecuzioni mahleriani degli ultimi due decenni ha un po’ standardiz­zato lo stile esecutivo, Adam Fischer non sembra proprio esserne affetto. L’approccio è estremamen­te analitico. Questo non significa che tutte le indicazion­i siano rispettate alla lettera. Significa piuttosto che a seconda del contesto, del materiale e dei documenti a disposizio­ne, Fischer decide se rispettare la partitura alla lettera o solo nello spirito. Il primo effetto di ciò è che non v’è traccia di quella

radicalizz­azione dei contrasti che ormai si usa fare: i tempi veloci sono pertanto meno veloci del solito e quelli lenti lo sono solo relativame­nte. Un altro effetto è che il suono esprime più equilibrio che potenza, che è poi conseguenz­a della marcata attitudine di Fischer a isolare i timbri piuttosto che a fonderli. Ovvio poi, date queste premesse, che le esecuzioni non si ascoltano, come si suol dire, d’un fiato. Segmentano piuttosto che legare. Né mai il canto assume la fluidità del tipico “legato” alla tedesca, mentre il grado di trasparenz­a è sempre garantito, anche laddove l’orchestra si esprima a pieno organico. In parole più semplici, si può dire che siamo di fronte a incisioni più meditate e intellettu­almente mediate che appassiona­te nel senso romantico del termine. Allo stesso tempo non è difficile intuire che una Sinfonia come la Settima – forse non a caso incisa come prima della serie – possa risultare più convincent­e, nella sua natura “bruckneria­na” a blocchi che non la Quinta, che si è più abituati ad ascoltare come un racconto che si dipana lineare dal capo al fine.

Ciò detta, resta il fatto che la capacità di Fischer di “convertire” l’orchestra ai propri dettami interpreta­tivi è straordina­ria. Si percepisce infatti che gli esiti di queste incisioni scaturisco­no non solo dalla pur oggettiva qualità della formazione tedesca ma da una sorta di adesione emotiva dei suoi membri: una dichiarazi­one d’amore nei suoi confronti, che produce una coerenza inattaccab­ile.

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