HINDEMITH
SINFONIE MATHIS DER MALER, SINFONISCHE METAMORPHOSEN NACH THEMEN CARL MARIA VON VON WEBER, FÜNF STÜCKE FÜR STREICHORCHESTER RAGTIME Paavo Järvi DIRETTORE Frankfurt Radio
ORCHESTRA
Symphony
CD Naïve V5434
18,40.
PREZZO
★★★
Apostolo da sempre della musica di Paul Hindemith - è l’unico direttore d’orchestra insignito dello Hindemith Prize e di ciò va molto fiero -, Paavo Järvi sottopone all’attenzione del mercato discografico quattro pagine di uno Hindemith sinfonico diverso da quello, più noto, delle sette Kammermusiken, sia pure a loro modo neoclassiche. Sinfonie Mathis der Maler (1935) a parte, è uno Hindemith poco presente nelle sale da concerto, forse perché sia le Metamorfosi sinfoniche su temi di Carl Maria von Weber (1943) sia i Cinque pezzi per orchestra d’archi (1927) sono frutto di una riflessione estetica che bada più a un dotto artigianato poetico che all’espressione comunicativa.
Corredati da uno scherzoso eppur dottissimo Ragtime del 1922, i tre corposi brani qui incisi si possono leggere infatti come saggi di tecnica compositiva estremamente eruditi, nei quali ogni evento sonoro rappresenta la tappa di un complesso progetto estetico-architettonico, e come tale sembra chiedere di essere osservata.
La missione di Järvi tuttavia sembra proprio quella di sottrarre questa musica a un’analisi da laboratorio per restituirla alla sua forza comunicativa, al suo slancio melodico, alle sue capacità seduttiva. Sotto le sue mani, sembra infatti di ascoltare opere di un tardoromanticismo, aggiornato finché si vuole ma comunque parente della produzione mitteleuropea d’inizio secolo, tra Strauss, Berg, Zemlinsky e Webern. E in ciò il direttore estone chiede alla solida Orchestra della Radio di Francoforte la stessa adesione emotiva che contraddistingue la sua interpretazione, senza tuttavia che resti intaccata la logica chiarezza della costruzione. Il teorema, se così lo si vuol definire, funziona perfettamente perché l’effetto prodotto nell’ascoltatore è proprio quello della sorpresa. Si scopre ad esempio che una qual certa teatralità non si sprigiona soltanto dalla musica di Mathis der Maler (per quanto rimodellata in termini squisitamente sinfonici) ma anche delle Metamorfosi weberiane (sorta di variazioni in divenire) e dei Cinque pezzi, che in qualche modo ricordano i Tre di Berg e i Sei di Webern. Non trattandosi di opere che si ascoltano tutti i giorni, si sente la mancanza di un adeguata presentazione storico-critica. Il libretto comprende infatti solo la biografia di orchestra e direttore e un testo di poche righe di quest’ultimo: quanto basta per dichiarare a tutti il suo profondo amore per l’opera del compositore nato a Hanau nel 1895.