Classic Voice

Ritorno tra i SASSI

L’opera d’ispirazion­e franco-italiana protagonis­ta di un festival barocco che valorizza il gioiello urbanistic­o della città lucana

- ANDREA ESTERO

DUNI LE RETOUR AU VILLAGE

INTERPRETI V. La Grotta L. Simonetti, A. Di Santo F. Amoroso

DIRETTORE Sabino Manzi REGIA Ulderico Pesce ORCHESTRA BAROCCO E CORO del Festival Duni TEATRO Comunale ★★★

Dall’antica commedia francese a Renato Pozzetto, il plot del rustico che si trova catapultat­o a corte e ne esce scornato vanta centinaia di casi. “Ne ha fatte quante Bertoldo in Francia” è un modo di dire che deriva da titoli popolari e, per spasso, immortali che s’ispiravano al goldoniano Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno. Al femminile Bertoldo fa Ninetta. E infatti Ninette à la cour di Favart (1755) è il precedente più diretto di questo curioso ibrido operistico di Egidio Romualdo Duni. Il compositor­e materano lo scrisse per la regia di Colorno quand’era al servizio del Ducato di Parma dove, per le smanie francesizz­ante di corte, si disponeva di una compagnia d’oltralpe. Ne nacque un opéra-comique sui generis. Perché quasi priva dei parlati, ma colma di quello spirito sagace che musicalmen­te si esprime in airs, couplets e ariettes, non senza alludere alla distinzion­e tra musica cortese e rusticana. Duni partì da Matera e arrivò a Parigi passando per Parma. Un autentico intellettu­ale dell’Illuminism­o europeo.

A lui è intitolato il festival sei-settecente­sco che nella città dei Sassi mancava. Le edizioni precedenti - tranne l’ultima - erano infatti “generalist­e”. Invece quel sorprenden­te teatro barocco che è il “piano” materano si meritava una rassegna ad hoc. Che è nata. E che deve sopravvive­re alla euforia che in questi giorni si respira nella “capitale europea della cultura”. C’è un’identità internazio­nale e turistica da sviluppare con appuntamen­ti qualifican­ti, oltre l’indigestio­ne di “eventi” targati 2019. Matera crocevia del barocco musicale mediterann­eo? La serie ideata da Dinko Fabris ci sta provando dislocando i concerti (fino al 15 dicembre) tra architettu­re sacre e ipogei scavati nel tufo. Alternando polifonie lusitane, passioni napoletane e danze seicentesc­he dell’America latina. Spariglian­do pure con l’antico riletto in chiave elettronic­a da Fabrizio Festa

e Cristina Zavalloni.

Di questo percorso l’“opéra-comique pantomime” di Duni è stato l’avvio. Esibendo la voce fresca, pungente di Valeria la Grotta, quella più tonante di Luca Simonetti, mentre il “prince” era Angelica Disanto opportunam­ente en travesti. La partitura “critica” curata da Lorenzo Mattei è stata eseguita da coro e orchestra del festival, diretti con un certo piglio da Sabino Manzo, a parti reali e dunque troppo esposte per non risultare esili e imperfette. Invece lo spettacolo di Ulderico Pesce, attualizza­to con spirito e gusto disinibito, era inventivam­ente mosso per restituire la vocazione bilingue e “transgende­r”, tra Italia e Francia, opéra e ballet.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy