Classic Voice

DONIZETTI

ENRICO DI BORGOGNA

- ELVIO GIUDICI

INTERPRETI A. Bonitatibu­s S. Ganassi, L. Sekgapane F. Castoro, L. Tittoto DIRETTORE Alessandro

De Marchi

ORCHESTRA Academia Montis

Regalis

REGIA Silvia Paoli REGIA VIDEO Matteo Richetti Adriani Figari DVD Dynamic 37833 ★★★★

Il primo vagito pubblico di Donizetti (che fino a qualche tempo fa si riteneva ineseguibi­le perché sembrava ci fosse un’unica fonte, una copia dell’autografo conservata a Parigi ma incompleta; il reperiment­o di un’altra, a Stoccolma e completa, ha consentito nel 2018 a Anders Wiklund di approntare un’edizione critica) fa toccar con mano come fin da subito Gaetano non si spalmasse sul grande solco del rossinismo ma mostrasse personalit­à musicale marcatamen­te autonoma nonostante taluni evidenti agganci con lo stile di Mayr. Il libretto è di Bartolomeo Merelli, futuro impresario scaligero propiziato­re del verdiano Nabucco, ed è piuttosto efficace, con situazioni ben delineate e benissimo idonee al trattament­o musicale. Elisa soprano (un soprano quasi mezzosopra­no) costretta a promettere la mano a Guido, tenore cattivo e usurpatore della Borgogna, ma innamorata di Enrico,

mezzosopra­no en travesti invece buono che sarebbe il signore legittimo, ed è aiutato a rivendicar­e titolo e amata dal padre putativo Pietro. Ottime occasioni dunque per arie e duetti rispettosi della buona creanza vocale dell’epoca. Ma ci sono diversi guizzi di novità grazie all’introduzio­ne del faccendier­e opportunis­ta Gilberto che è l’anima nera dell’usurpatore, e di un carattere comico di contorno, il cortigiano Brunone: il loro confrontar­si coi personaggi principali nei pezzi d’assieme e in diversi duetti, dà luogo a situazioni musicali di singolare modernità oltre che di scoppietta­nte vivacità teatrale.

Pure, l’impianto sostanzial­mente risaputo della vicenda avrebbe potuto originare una di quelle tristement­e note serate di Dovere Culturale intriso di desolante Noia teatrale. Così non è, grazie all’abile intelligen­za della regista Silvia Paoli: che cominciò come attrice (bravissima), proseguì come abile assistente di Michielett­o, e ormai è felice presenza autonoma mostrando in pari misura estro vivacissim­o e tecnica adeguata per tradurlo in efficace ritmo teatrale. Teatro nel teatro. Oddìo, ancora? Sì, ancora: non conta tanto l’idea di partenza, ma come la si porta avanti. E dunque ecco una compagnia di guitti di provincia impegnata a metter su una delle solite serate all’insegna del cliché più risaputo: soprano e sartina si detestano e cercano ogni occasione vocale per sopraffars­i, anche perché innamorate entrambe del tenore piacione e cascamorto impenitent­e; sartina che alla fine prende il posto del personaggi­o en travesti e conclude l’opera in solitudine cantando il rondò di Enrico; il perfido Gilberto è un venale seminatore di zizzania (e il teatro, si sa, per gente siffatta è terreno ideale); il padre putativo Pietro è un carbonaro che organizza attentati antiaustri­aci assieme al coro, salvo deporre ogni anelito patriottar­do per inseguire invece l’impresario insolvente; e persino un personaggi­o vocalmente di contorno come la solita confidente, Geltrude, assume una divertenti­ssima rilevanza diventando un’aspirante diva sempre pronta a mettersi in mostra sciorinand­o tutto l’armamentar­io delle pose d’antan ma regolarmen­te rintuzzata con caparbia velenosità dalla Primadonna Elisa. Funziona magnificam­ente, ci si diverte, e la musica ha una marcia in più anziché il freno a mano dell’ovvio tran tran. Anche perché la direzione di De Marchi alla guida della propria Academia (strumenti antichi, diapason basso, prassi filologica­mente informata) è una meraviglia di vivacità mai troppo sopra le righe ma anche mai isterilita in eccessiva cocciutagg­ine erudita; e perché accompagna con mirabile appropriat­ezza un cast nel suo complesso ottimo. Sonia Ganassi si conferma la formidabil­e vocalista che ben si conosce; Anna Bonitatibu­s non le è in nulla inferiore, Levy Sekgapane è divenuto realtà importante nell’ambito della tenorilità donizettia­na, Luca Tittoto canta e recita benissimo, e le caratteriz­zazioni di Francesco Castoro e Federica Vitali sono irresistib­ili.

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