BEETHOVEN SONATE OP. 54 78 E RACHMANINOV
SONATA N. 2 OP. 36
PIANOFORTE Ivo Pogorelic CD Sony 19075956602 ★★★★/★★★
Siamo ritornati più volte sul discorso relativo al geniale pianista Ivo Pogorelic, notissimo non-vincitore al Concorso Chopin del 1980 e artista che ha tenuto banco nella vita concertistica e nella produzione discografica soprattutto fino alla fine degli anni 90. Suono, tecnica eccezionali e una propensione a leggere in maniera provocatoria una gran parte del grande repertorio da lui affrontato, da Per Elisa alla Sonata di Rachmaninov riproposta oggi in questo disco, frutto di incisioni avvenute nel settembre del 2016 e del 2018. Cosa era accaduto però dopo il suo periodo d’oro, fortunatamente ben documentato da dischi e incisioni “pirata”? Vuoi a causa di eventi luttuosi, vuoi a causa di ripensamenti personali, Pogorelic aveva proseguito su un tipo di ricerca che aveva come fine non secondario quello di stupire il pubblico. In questo caso la “ricerca” consisteva nel mantenere fisse le qualità timbriche straordinarie del suo approccio alla tastiera ma allo stesso tempo rileggere molti testi da lui precedentemente affrontati secondo una nuova ottica, con tempi di esecuzione estremamente dilatati. Si giungeva dunque ad esecuzioni paradossali (ricordo nel 2009 un Secondo Concerto di Rachmaninov con un imbarazzato Chung, alla Scala, dove si arrivò ai 42 minuti contro i 32-35 in media di tante altre versioni disponibili sul mercato, con un risultato difficile da apprezzare anche da parte dei “fan” più sfegatati del pianista). Il mercato discografico aveva progressivamente abbandonato Pogorelic. Oggi ritorna a dedicargli attenzioni attraverso un cd che ripropone pagine ben note del suo repertorio. Senza neppure iniziare l’ascolto andiamo a verificare le durate e notiamo ancora preoccupanti dilatazioni dei tempi nel caso della Sonata op. 36 di Rachmaninov. Si passa dai 26 minuti circa di un live milanese del 1995 ai 31 di un’altra esecuzione dal vivo del 2008, ai 30 di questo disco. Dilatazioni meno importanti nel caso della Sonata op. 78 di Beethoven (che non avevo ascoltato nel “periodo aureo”, ma che conoscevo da registrazioni dal vivo degli anni 19992008) e della per me inedita Sonata op. 54. L’approccio alla Sonata di Rachmaninov è sempre lo stesso in termini di estrema cura del suono e tipologia di fraseggio, ma il ricorso a un incedere estenuato, “decadente”, che era mantenuto entro limiti decorosi negli anni 90, porta qui a uno smembramento del discorso tale da rendere quasi irriconoscibile il testo originale. Beethoven è più difficile da “corrompere” e Pogorelic sfora di un poco rispetto alle durate di esecuzione tradizionali solamente nell’op. 78, mentre la Sonata op. 54 rientra nei canoni. Bella l’op. 54, dove forse il carattere di studio del secondo movimento e l’andamento di danza lenta del primo impongono una condotta misurata. Nell’op. 78 abbondano purtroppo i continui tira-e-molla di un fraseggio che in parte può essere giustificato da una certa scrittura beethoveniana, ma che rende più credibile l’approccio regolare seguito dalla maggior parte dei colleghi. Insomma, se suono e tecnica digitale sono ancora validi, le scelte interpretative per quanto riguarda il fraseggio portano oggi a risultati difficili da condividere sempre e comunque.