L’ORCHESTRA IN CAVEA
L’Accademia di Santa Cecilia con Pappano propone l’integrale delle Sinfonie di Beethoven all’aperto. Più prudente la Scala: 4 concerti da camera con grandi cantanti e solisti
Le ultime arrivate sono, per status, le prime. Scala e Santa Cecilia, uniche fondazioni autonome nel paesaggio lirico-sinfonico italiano, hanno presentato i loro programmi estivi. Le porte non potevano rimanere sprangate dopo che la totalità dei festival e molti dei più intraprendenti teatri lirici avevano dichiarato i loro cartelloni d’emergenza. Li leggerete nelle prossime pagine di uno Speciale Festival che quest’anno ha rischiato di non vedere la luce, come la relativa programmazione. E invece no. Il “Paese del melodramma” (ma non solo), pur con qualche pigrizia e lentezza, si è dato da fare per dimostrare che i bilanci - seppure importanti, la cultura deve essere sostenibile - non possono essere l’unica bussola: i soldi ricevuti devono essere restituiti alla collettività soprattutto in un momento difficile come quello che stiamo vivendo. Ovvero i festival quest’anno si danno anche in città. E che i conti, comunque, si fanno alla fine considerando altri fattori: la fedeltà al pubblico, la generosità nei confronti di artisti grandi e piccoli, l’inopportunità morale di ritirarsi a riccio dietro privilegi di pochi. Le istituzioni più virtuose, quelle cioè che contano maggiormente nei bilanci sull’afflusso del pubblico, sono certo le più penalizzate dalla riapertura: mettere in moto la macchina senza la benzina dei cospicui ricavi da biglietteria è un rischio. Per questo il valore di questi concerti è doppio. Alla Scala hanno preferito tenere a riposo l’orchestra. E hanno affidato la ripartenza a quattro appuntamenti da camera, mettendo insieme astri del vocale e dello strumentale come nelle accademie ottocentesche: il baritono Luca Salsi, la pianista Beatrice Rana e il violoncello di Mischa Maisky tra Sonetti del Petrarca di Liszt, arie d’opera e pagine cameristiche (6 luglio); Francesco Meli e Federica Lombardi, tenore e soprano, con il violino di Patricia Kopatchinskaja accompagnati al pianoforte da Giulio Zappa (8 luglio), con un programma che spazia dal barocco al Novecento storico. Chiudono gli ex allievi dell’accademia scaligera (Irina Lungu, Fabio Capitanucci) e i laureati del Concorso di
Portofino frequentato a lungo come giurato dal sovrintendente Meyer, accompagnati da Michele Gamba (13 luglio), e i professori d’orchestra della Filarmonica in formazione ridotta (15 luglio).
Ben più impegnativo lo sforzo messo in campo dall’Accademia Nazionale di Santa Cecilia che, disponendo di una cavea all’aperto, schiera l’intera compagine orchestrale e corale per l’Integrale delle Sinfonie di Beethoven dirette da Antonio Pappano (9, 13, 16, 21 e 24 luglio) per poi confezionare serate di puro godimento ed energia, tra il “Libertango” (un viaggio nella musica del Sudamerica) con l’Anna Tifu, Tango Quartet e il Coro dell’Accademia (29 luglio), i Carmina burana (31 luglio) e “Mozart sotto le stelle” con Coro e Orchestra ceciliani diretti da Carlo Rizzari (6 agosto). La rassegna riprende a settembre con la Fantasia corale, Coriolano e il Concerto n. 4 di Beethoven concertati ed eseguiti da Alexander Lonquich (4 settembre), e altri due concerti orchestrali con Pappano e Libetta (11 settembre) e Pappano e Piovano (24 settembre). Gran finale alla presenza di Maurizio Pollini con cui l’Accademia fa il suo meritato rientro nella sala grande (Brahms, Schoenberg, Chopin, 25 settembre).