FACCE D’AMORE
MUSICHE di Cavalli, Boretti, A. Scarlatti, G. Bononcini, Händel, Orlandini, Hasse e altri
CONTROTENORE Jakub Józef
Orlinski
ENSEMBLE Il Pomo d’Oro DIRETTORE Maxim Emelyanychev CD Erato 0190295423384 ★★★★
Dopo la sensazione prodotta dal suo primo album “Anima Sacra”, il giovane contraltista polacco Jakub Józef Orlinski torna alla carica con un’antologia non meno eterogenea quanto al Konzept, tematizzato dal suo consulente musicologico Yannis François intorno ad un tema così vago come “il ritratto musicale di un innamorato maschio nell’era barocca”. S’intende che, al contrario dei neofiti assoluti, i frequentatori del repertorio penseranno irresistibilmente alla metafora della notte in cui ogni gatto è grigio; tuttavia il ragazzo ha tanti numeri al suo attivo da fargli perdonare volentieri la soperchieria. Anzitutto un gran bel metallo e una rara fusione dei registri lungo una tessitura che va grosso modo dal do grave al fa acuto (di natura sarebbe un baritono, e ogni tanto se ne ricorda con educati affondi). Poi una solida proiezione da svergognare le zanzarine tipo Jaroussky, che per fortuna si dice prossimo alla pensione. Neppure gli fa difetto la panoplia tecnica in materia di fraseggio, ornamentazione e insidiosi cromatismi. E in ultimo - il che non guasta - fisico e maschia presenza che rischiavano di farne un’icona “non binaria” se i suoi curatori d’immagine avessero insistito nella ruffianeria di certe foto e video clips che il tacere è bello.
Dell’uscita precedente restano il direttore e l’ensemble, inclini a schitarrate, naccherate e iperboli dinamiche di dubbio gusto. Per sua fortuna Orlinski ne esce incolume grazie a un’intelligenza musicale che gli consente di navigare con scioltezza nel pèlago di un programma abbracciante otto o nove decenni di storia del melodramma: dall’opera veneziana di Cavalli e Boretti al dolce stil novo farinelliano di firme grandi (Hasse) e piccole (Luca Antonio Predieri, Giuseppe Maria Orlandini). Ovviamente molte, e ciò è cosa buona, le prime registrazioni assolute benché avulse dal contesto; tuttavia il piatto forte sono alcuni luoghi già molto frequentati del Gran Patetico händeliano, da Agrippina, Amadigi di Gaula e Orlando. Orlinski ci pare più vocato al cantabile spianato che non all’agilità pirotecnica; non vediamo l’ora di ascoltarlo sulla scena in qualche allestimento completo dei predetti titoli. O magari dell’Orfeo di Hasse, se quest’ultimo desiderio non è troppo ambizioso.